I numeri del contagio diventano una questione politica
Nelle ultime ore si è aperto un dibattito di natura sanitaria (i contagi da Coronavirus) che sta assumendo un risvolto politico.
Durissimo l’editoriale de “Il Tempo” a firma di Franco Bechis: “la strage della seconda ondata del virus è originata nei numeri dal sistema scuola riaperto senza alcuna sicurezza”. Poi l’attacco personale alla ministra dell’istruzione: “è sicuramente in malafede. Poi probabilmente anche incapace. Ma il ministro mente sapendo ben di mentire”. Sulla propria pagina Facebook la Azzolina ha ribattuto: “ci difenderemo nelle sedi opportune da queste accuse infamanti. (…) Istituto Superiore di Sanità e Comitato Tecnico Scientifico (…) hanno più volte ribadito che la scuola ha avuto un impatto del tutto marginale sull’aumento dei contagi. Non la Ministra Azzolina, ma le autorità sanitarie”.
Il dott. Pierluigi Lopalco, assessore alla sanità nella regione Puglia e responsabile in Puglia per l’emergenza Covid da sempre ha evidenziato come ci sia uno stretto legame tra l’aumento dei casi Covid e la scuola in presenza.
Lopalco afferma che: “è di particolare rilievo l’evidenza che la maggior parte dei contagi nella prima fase della ripresa epidemica abbia interessato principalmente gli studenti mentre successivamente sia stato interessato anche il personale scolastico. Nella nostra regione (Puglia) a seguito dell’apertura delle scuole si era assistito ad un incremento dei casi nelle fasce di età scolare fortemente sproporzionato rispetto all’incremento nelle altre fasce di età”.
Pronta anche qui la replica della ministra Azzolina a Sky TG24 Live In Courmayeur: “La scuola non ha influito sulla seconda ondata, questo ormai è chiaro. Chi sostiene il contrario o non ha fornito i dati agli specialisti o è in malafede. I dati ci sono – ha spiegato – Il ministero dell’Istruzione li ha raccolti pur non essendo proprio compito”.
Il motivo del contendere è rappresentato, quindi, dai dati effettivi del contagio nella scuola e i tempi della loro pubblicazione.
Secondo la testata Wired, “stando ai dati del Miur, al 31 ottobre scorso erano 64.980 i casi riportati di contagio da coronavirus nelle scuole elementari, medie e superiori del paese”. Dati ottenuti dal ministero, costretto a fornirli per il diritto di accesso.
Anche in questo caso la Azzolina, intervistata da Myrta Merlino a “L’aria che tira” su La7, ha ribattuto: “Tutte le settimane abbiamo inviato i dati all’ISS perché li lavorasse e li confrontasse con i dati propri. Wired ha preso questi dati settimanali e li ha sommati, ma i dati non devono essere sommati di settimana in settimana, perché di settimana in settimana possono esserci anche le stesse persone tra i contagiati, persone che hanno contratto il virus la settimana precedente e che dunque vengono contate più volte”.
Nel mese di ottobre l’Azzolina aveva parlato di quantità irrisorie dei contagi, lo 0,021% tra gli studenti e lo 0,047% tra i docenti.
Ora uno studio statistico fornisce una nuova chiave interpretativa. L’apertura delle scuole a settembre avrebbe avuto un impatto notevole sull’aumento dei casi di infezione da nuovo Coronavirus in Italia, quantificabile in circa 225.815. È quanto emerge dall’analisi, fatta a titolo personale, dallo statistico Livio Fenga, dell’Istat – come riferisce l’ANSA.
“La robustezza dei risultati ottenuti – ha osservato l’esperto – farebbe propendere per uno slittamento della data di riapertura delle scuole” e i dati relativi al periodo della riapertura indicano che “le scuole hanno avuto un grande impatto”. Il che non significa – da quanto ci pare di capire – che il contagio sia avvenuto necessariamente dentro le scuole, quanto che la mobilitazione connessa al servizio scolastico in presenza abbia influito sulla curva dei contagi.
Tuttavia, ha precisato, “è da osservare che, specialmente in alcuni casi, la data delle votazioni del 20-21 settembre può aver condizionato i risultati dell’analisi statistica e, in questi casi, è più corretto riferire l’incremento dei casi a un effetto combinato di scuola ed elezioni. Per la maggior parte delle regioni, l’inizio della scuola è avvenuto con una settimana di ritardo rispetto alla data delle votazioni e questo potrebbe diminuire l’effetto delle votazioni nelle stime”.
Tra analisi e smentite, la scuola prova ad andare avanti…
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