I maestri laureati: un problema nel problema

Si riparla di rinnovo contrattuale per il biennio 2004-2005, escono proposte per la carriera degli insegnanti da parte del Parlamento e dei diversi soggetti sindacali, ma il problema dei maestri laureati è completamente eluso e trascurato.
A dire il vero nella proposta per la carriera dei docenti avanzata dall’Anp nel corso del 1° expo sull’istruzione a Milano, si prevede una diversificazione della carriera dei docenti che vale comunque per tutti i docenti laureati, indipendentemente dall’ordine di scuola di appartenenza.
Ma nel frattempo i laureati di scuola elementare e materna non ottengono alcun riconoscimento aggiuntivo.
Riconoscere livelli retributivi differenziati quando per lo svolgimento della stessa attività è sufficiente anche un titolo di studio di livello inferiore equivarrebbe a riconoscere diversi livelli di bravura e di rendimento con conseguenze comportamentali facilmente preventivabili.
Ciò che forse non è più accettabile è la gerachizzazione retributiva della funzione docente basata sull’appartenenza ai diversi ordini e gradi.
In passato il discrimine di accesso e di retribuzione tra i docenti era la laurea: con quella si accedeva alla scuola secondaria e ad una retribuzione più alta. Ma adesso che la laurea è richiesta per tutti?
La questione non è di poco conto perché oggi, a fine carriera, gli insegnanti di scuola materna e della scuola primaria registrano rispetto ai loro colleghi delle superiori una differenza retributiva pari a quasi 3 mila euro lordi all’anno.
Per di più, rispetto ai loro colleghi laureati che insegnano nella secondaria, non solo avranno una retribuzione più bassa, ma avranno un carico orario di lavoro più pesante (24/25 ore settimanali contro le 18 dei colleghi laureati della secondaria).
Si spiega facilmente quindi il fenomeno in corso da molti anni di maestri laureati ed abilitati che chiedono il passaggio alla scuola secondaria.