I Maestri di Montezemolo

Era un italiano bello, armonioso ed elegante, quello dei maestri deamicisiani“. Così, a commento di un passo tratto dal Cuore di De Amicis, scrive Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera di sabato scorso. E aggiunge : “Dio sa quanto sia vero, come scrive lo storico Adolfo Scotto di Luzio nel dossier ‘Maestri d’Italia’ che parlare bene l’italiano fa bene alla democrazia. Italiano corrotto, democrazia corrotta“.

Il dossier segna la prima uscita esterna, sui problema della scuola, della fondazione ItaliaFutura di Luca Cordero di Montezemolo, ed è stato presentato a Napoli alla presenza di Ernesto Galli della Loggia, Agostino Gallozzi, Andrea Gavosto e Paola Mastrocola.

C’era il rischio che anziché parlare del futuro, come il nome della Fondazione promette, si cadesse in una sorta di idealizzazione della scuola del passato, della sua storia (anche il direttore della Fondazione è uno storico, Andrea Romano). Per rimuovere questa impressione ItaliaFutura promuove due iniziative, l’istituzione di biblioteche magistrali, delle quali molte scuole sono prive, e un rapporto sulle “scuole elementari, luoghi della Nazione“, costruito con il diretto apporto degli insegnanti: “un censimento fotografico, chiamando gli stessi maestri, con i mezzi a loro disposizione (camere digitali, telefonini, videocamere) a farsi fotoreporter dello stato dei luoghi dell’educazione. E con le immagini chiediamo ai maestri di mandarci le loro idee“, propone la Fondazione di Montezemolo, in modo da realizzare, alla fine, una mostra nazionale intitolata “Le scuole degli italiani“.

Forse con l’ausilio di moderne biblioteche, e potendo insegnare in “luoghi” rilegittimati agli occhi della Nazione, i maestri potranno tornare a insegnare “quel buon italiano utile alla democrazia, e magari a educare non solo dei bravi scolari ma dei bravi cittadini“. Lo auspica Stella. E noi con lui.