I difficili rapporti tra Stato e Regioni richiedono un chiarimento definitivo

Dopo le dichiarazioni del ministro Gelmini che ha minimizzato la portata della sentenza n. 200 della Corte Costituzionale e ha affermato che i nodi del contendere nei rapporti tra Stato e Regioni, per quanto riguarda l’istruzione, sono già stati risolti ancora prima della sentenza, non dovrebbero esserci problemi nel dare attuazione al Regolamento sul dimensionamento della rete scolastica.

Ma è proprio vero?

Le valutazioni dell’opposizione all’indomani della pubblicazione della sentenza e, soprattutto, la presa di posizione della Conferenza delle Regioni fanno capire che la questione è molto più complessa di quanto possa sembrare e va certamente oltre il merito degli oggetti del contendere che riguardano l’istruzione (dimensionamento, piccole scuole, sezioni primavera).

Sui contenuti in materia di istruzione è sempre possibile trovare soluzioni e accordi, ma è sul problema di fondo dei rispettivi ruoli e delle competenze dello Stato e delle Regioni che manca ancora una visione comune, condivisa ed effettivamente praticata.

Dopo il nuovo Titolo V della Costituzione che ha virtualmente modificato lo scenario istituzionale, assegnando ai diversi soggetti della Repubblica specifiche competenze e propri ambiti di intervento, disponendo però una tutela unitaria del sistema attraverso la cosiddetta legislazione concorrente, manca un quadro di attuazione e chiarimento definitivo proprio sui livelli delle competenze.

Se non interverrà presto un accordo quadro sul Titolo V, si correrà il rischio di altre sentenze dirompenti della Corte e, soprattutto, si rallenterà il corso delle soluzioni attese. Come sta capitando anche per l’istruzione.