I bambini che giocano alle slot machine in Inghilterra. E in Italia?

Un servizio giornalistico del corrispondente da Londra di “Avvenire”, il quotidiano dei vescovi italiani, può aiutare a capire e forse a prevenire nel nostro Paese un fenomeno che sta coinvolgendo negativamente i giovani al di là della Manica.

“Gam care”, la più importante associazione che aiuta chi ha problemi di dipendenza da gioco, nel 2007 ha ricevuto 37.806 telefonate. Terminal via computer, slot machine, sale da gioco e casinò le attività più citate. Si stima che attualmente vi siano circa 9 mila ragazzi sotto i 16 anni in grave dipendenza da gioco.

Nel 2007 il governo di sua maestà ha dato il via libera alla pubblicità dei giochi d’azzardo.

Le diverse Chiese cristiane ritengono che questa attività venga considerata “normale” e che si inneschi un meccanismo che porta all’aumento del numero di persone che soffrono di dipendenza.

Secondo la portavoce della Chiesa metodista il governo non vuole regolare il settore dei giochi di azzardo perché sotto pressione dell’industria di questo redditizio settore e perché è difficile limitare la libertà degli individui di scommettere. Non dimentichiamo che l’Inghilterra è il Paese dove si scommette su tutto.

Le sale da gioco sono sempre più diffuse nelle zone povere e il governo britannico – sostengono esponenti delle Chiese – continua a costruire casinò perché pensa che aumenteranno gli investimenti nelle zone più povere.

Nonostante sia previsto che il limite di età per giocare alle slot machine sia di 18 anni, molte sono accessibili anche ai bambini, come denunciano esponenti delle chiese inglesi.

Da un po’ di tempo anche in Italia vengono pubblicizzati in tv giochi d’azzardo. E le slot machine sono più diffuse di quanto si pensi. Non è forse il caso di correre ai ripari prima che il fenomeno di accesso e di dipendenza contagi i nostri giovani?