Governo giallo-verde al via/3
Il giudizio generale dato pubblicamente (un anno fa) dal neo ministro dell’istruzione Marco Bussetti sulla legge 107 – a meno che non abbia nel frattempo cambiato idea – non è affatto negativo: “La buona scuola avrà portato dei problemi, ma non è una brutta legge – credetemi. Ha detto delle cose che sono sempre state desiderate all’interno della scuola. Ci vuole un po’ di tempo per organizzarci e magari per migliorare anche certe cose, però il presupposto c’è stato ed essere partiti è importante. Quindi cerchiamo di guardare la bottiglia mezza piena anziché mezza vuota, in maniera tale da incentivare le cose positive e limare quelle negative”. E’ un estratto dell’intervento di Marco Bussetti il 19 Maggio 2017 al Palazzo Pirelli di Milano in un incontro promosso e moderato dal Consigliere regionale del PD Fabio Pizzul sul tema “Lo sport a scuola” in cui erano presenti tra gli altri i parlamentari del Movimento 5 Stelle Simone Valente e del PD Manuela Ghizzoni: https://www.youtube.com/watch?v=lUnw9YPab0Y, minuto 13:30). Una dichiarazione – va sottolineato – fatta nei panni di dirigente dell’Ufficio X dell’USR per la Lombardia, e non in vesti politiche. Si direbbe che – almeno in quel momento – la sua idea della Buona scuola fosse di qualcosa semmai da migliorare (lo ha detto esplicitamente), ma non da “superare”, tanto meno da cancellare.
Forse è proprio guardando al suo forte profilo tecnico che si spiega la scelta della Lega, alla quale è spettato di indicare il ministro della PI. Una scelta probabilmente condivisa dal M5S visto che nel cosiddetto ‘contratto’ il capitolo scuola è talmente generico da giustificare l’impressione che da entrambi i partiti si sia preferito prendere tempo. Nel documento non compaiono infatti né l’adozione del ‘costo standard’, proposto inizialmente dalla Lega, né la soppressione dei finanziamenti alle scuole paritarie, o la riduzione a 22 del numero di alunni per classe, che erano nel programma del M5S. Si afferma invece che “In questi anni le riforme che hanno coinvolto il mondo della scuola si sono mostrate insufficienti e spesso inadeguate, come la c.d. ‘Buona Scuola’, ed è per questo che intendiamo superarle con urgenza”. Ma non si dice come, tenuto conto che si fa solo qualche riferimento alle “classi pollaio” (Tuttoscuola ha stimato che alle superiori le classi con oltre 30 alunni sono lo 0,34% del totale, vedi https://www.tuttoscuola.com/la-mappa-delle-classi-pollaio-su-cui-vogliono-intervenire-movimento-5-stelle-e-lega/), all’edilizia scolastica (nella quale però gli ultimi governi hanno investito indubbiamente tanto) e alle graduatorie e titoli per l’insegnamento.
Le uniche indicazioni operative che compaiono nel ‘contratto’ sono il ‘superamento’ (non si dice soppressione) della ‘chiamata diretta’ dei docenti da parte dei presidi e una blanda critica all’alternanza scuola-lavoro, “che avrebbe dovuto rappresentare un efficace strumento di formazione dello studente (e) si è presto trasformato in un sistema inefficace, con studenti impegnati in attività che nulla hanno a che fare con l’apprendimento”. Anche sul reclutamento dei docenti si parla genericamente di una “fase transitoria” e di “nuovi strumenti che tengano conto del legame dei docenti con il loro territorio”, mentre alle maestre diplomatesi dice che sarà riservata “particolare attenzione”.
Un programma insomma a bassa intensità innovativa. Un programma per la cui realizzazione serviva individuare un ministro politicamente affidabile ma soprattutto provvisto di una approfondita conoscenza della immensa macchina ministeriale, una conoscenza che certamente Marco Bussetti possiede. A differenza di quasi tutti i ministri che lo hanno preceduto alla Minerva(il caso più noto è quello di Franca Falcucci, già professoressa di storia e filosofia nei licei), Bussetti arriva con una esperienza dal di dentro del mondo della scuola, vissuto da insegnante, poi da dirigente scolastico, infine da dirigente tecnico e provveditore. Sa su cosa va a mettere le mani (anche se la scuola lombarda nella quale ha operato non è quella calabrese o sarda). Da questo punto di vista un bel vantaggio, anche se quello di ministro è un altro mestiere, è politico. Bussetti peraltro dovrà occuparsi anche di università e ricerca, settori nei quali non sembra essersi finora impegnato.
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