Gli strumenti generatori di progresso: istruzione e formazione per l’occupabilità

Di Carla Ferrara

Istruzione e formazione possono ridurre il disallineamento tra le competenze richieste dal mercato del lavoro e quelle in uscita dai percorsi formativi. Al sistema di istruzione e alla formazione professionale si richiede in misura sempre maggiore di affiancare alle competenze di base e trasversali il work base di learning ovvero l’apprendimento sul lavoro per preparare i ragazzi e le ragazze all’esperienza del lavoro, mentre nella formazione continua al contrario si cerca di integrare l’aggiornamento, la riqualificazione e il miglioramento delle competenze all’acquisizione di competenze di base  e trasversali sempre più necessarie per affrontare i continui e repentini cambiamenti del mondo del lavoro e non rischiare di rimanerne esclusi. Il sistema della formazione professionale è strutturato da un insieme di percorsi e opportunità formative, regolati in ragione delle competenze e dei fabbisogni delle persone, allo scopo di corrispondere alla richiesta di competenze tecnico-professionali provenienti dal mondo del lavoro pubblico e privato.

Di fondamentale importanza è l’apprendimento duale che affianca al percorso tradizionale di istruzione e formazione; un’esperienza in azienda che può assumere diverse forme: i percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (ex alternanza scuola lavoro), l’alternanza rafforzata, e l’apprendistato di primo e terzo livello, questi ultimi veri e propri rapporti di lavoro. È possibile svolgere periodi di stage anche all’estero in contesti formativi e produttivi all’avanguardia, acquisendo così competenze linguistiche, relazionali, comunicative e tecnico-professionali innovative.

Altro tema caldo sul tavolo del Governo e Sindacati è la riforma degli Istituti tecnici superiori (ITS) ribattezzati Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy) da poco approvata dal Parlamento e che richiederà per la sua compiuta attuazione l’emanazione di un numero molto elevato di decreti legislativi. Nonostante emergano chiari segnali di pareri discordanti, le organizzazioni sindacali chiedono di essere coinvolti nella definizione dei contenuti dei decreti attuativi. Il PNRR ha stanziato 1,5 miliardi per questa filiera formativa con l’obiettivo principale di raddoppiare gli iscritti. Questo rafforzamento, richiesto da tutti i soggetti del mondo del lavoro, si fonda sulla necessità di aumentare il numero di tecnici specializzati nelle diverse area tecnologiche del nostro sistema produttivo a partire dall’area digitale e ambientale, e sul successo di questi percorsi che garantiscono un’occupabilità dell’82,6% entro sei mesi dal diploma. Sicurezza digitale, transizione ecologica, infrastrutture per la mobilità sostenibile sono alcuni degli ambiti che si vogliono potenziare. Queste istituzioni avranno, inoltre, il compito di sostenere la diffusione della cultura scientifica e tecnologica.

I Sindacati rimarcano la delusione per una riforma che, se avesse tenuto conto dei contributi da loro offerti soprattutto sul piano della governance, sarebbe stata più incisiva. Il Segretario Confederale Angelo Colombini sottolinea che ‘’la Cisl ha più volte espresso l’apprezzamento per la definizione di una disciplina di rango primario degli Its, ma si è persa l’occasione per una riforma vera che potesse ampliare, come richiesto dal Pnrr la platea dei ragazzi e delle ragazze che possono iscriversi agli istituti. Ulteriori novità condivisibili sono l’aver elevato dal 30% al 35% la percentuale di ore di stage e tirocini o aver previsto che il 60% (non più il 50%) dei docenti dovrà provenire dal mondo delle imprese. Il credito di imposta per le imprese che investono negli Its del 30% che sale al 60% nelle province con una maggior tasso di disoccupazione è uno strumento che stimola le imprese a investire nella formazione dei giovani del loro territorio.’’

Uno sguardo attento meritano i fondi interprofessionali nazionali per la formazione continua che sono il principale strumento di finanziamento della formazione aziendale in Italia e i nuovi strumenti approvati dal Ministero del Lavoro in attuazione del PNRR: GOL (garanzia per l’occupabilità dei lavoratori, il Piano nuove competenze ed il Fondo Nuove competenze.  In particolare i percorsi previsti dal GOL possono essere così riassunti: Percorso di reinserimento lavorativo – Percorso di aggiornamento (upskilling) – Percorso di riqualificazione (reskilling) – Percorso lavoro ed inclusione – Percorso di ricollocazione collettiva. Secondo un rapporto CISL ‘’RISORSE ATTIVE ed ATTIVABILI da PNRR- PON- LEGGI NAZIONALI’’ verranno stanziati: Piano assunzionale CPI 464 milioni €/ anno, Bilancio d. Stato a decorrere dal 2021, Piano rafforzamento CPI 1,07 miliardi €/ tot., Bilancio d. Stato (470)  e PNRR (600) vig. 19/ 21. prevista estens. ’25 (target PNRR), Programma GOL (inc. AdR) 4,9 miliardi €/ tot. PNRR (4,4) e REACT-EU (0,5) 2021-25, Fondo Nuove Competenze 1,3 miliardi € REACT-EU e Bilancio d. Stato  2021-23, Sistema Duale 600 milioni € PNRR 2021-25, Nuovo PON 5,088 miliardi € PON 2021-2027 (2022-2030) reg. N+ 3, Totale 13,42 miliardi € (8,334 pre-PON).

I profondi cambiamenti all’interno del mercato del lavoro determinati dalle innovazioni delle strutture produttive , dallo sviluppo tecnologico, dalla globalizzazione, fanno emergere la debolezza dei tradizionali strumenti delle politiche per l’occupazione rispetto alla questione dei crescenti tassi di disoccupazione di lungo periodo e in particolare, dell’inserimento e reinserimento nel mondo del lavoro.

Si richiede a partire dal livello europeo una riscrittura dei sistemi delle politiche attive del lavoro e della formazione intorno all’asse delle competenze, quali insieme di saperi e abilità indispensabili per esercitare la propria cittadinanza, che vanno dunque alimentate e incrementate lungo tutto l’arco della vita per seguire adeguatamente, non subordinatamente, le traiettorie di uno sviluppo che voglia essere economico e civile, collettivo e individuale. L’obbiettivo dell’occupabilità (intesa come capacità di ciascuno di essere impiegato ossia, la capacità di cercare attivamente un impiego, di trovarlo e di mantenerlo) diventa lo scopo strategico comune di un insieme di politiche, educative, del lavoro e del welfare, da programmare e se necessario riformare secondo una prospettiva di efficiente integrazione.

”Le azioni finora promosse per superare le criticità del nostro Paese – sostiene A. Colombini – sono risultate drasticamente insufficienti: dispersione scolastica, disparità territoriali nell’offerta di istruzione e formazione, a partire dai servizi per l’infanzia, bassi livelli di competenze della popolazione adulta, percentuali ridotte di popolazione con un titolo di istruzione terziaria, persistente disallineamento tra domanda ed offerta di competenze causato da un rapporto ancora troppo debole tra scuola e lavoro, incapacità di garantire un reclutamento che dia continuità e stabilità’ alla funzione docente, scarsa valorizzazione sociale ed economica del ruolo dell’insegnante che lo rende poco appetibile ai giovani ed impedisce un sano ricambio generazionale sono un elenco ancorché lungo non esaustivo dei ritardi del nostro Paese”.

Investire nella formazione rappresenta una risorsa importante per elevare la qualità dei saperi e delle competenze dei propri dipendenti. Per non perdere queste risorse è fondamentale che tutte le azioni garantiscano anche l’erogazione di formazione di alto livello su numerosi ambiti formativi, con focus particolare nelle aree IT e Management Education. Occorre superare la separazione tra le politiche della formazione e le politiche attive del lavoro. L’individualizzazione degli interventi richiede il sostentamento della formazione dedicata sulla base dei fabbisogni rilevati. L’integrazione tra i servizi, peraltro, non può limitarsi alla sola formazione regionale: La scuola va coinvolta nell’intera rete dell’offerta formativa territoriale per la formazione lungo tutto il corso della vita, permettendo di coinvolgere il personale scolastico in progetti di formazione gratuita.

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