Gli stipendi europei? Un miraggio

C’è ormai rassegnazione in casa sindacale per quel traguardo, da rimandare ad altro contratto, degli stipendi europei dei docenti italiani. Non è un caso che lo sciopero dello scorso 24 marzo non rivendicasse quell’obiettivo, ma si è limitato a chiedere risorse per una chiusura che salvaguardi almeno il potere reale degli stipendi.

Congiuntura difficile? Difficoltà di bilancio che impediscono di raggiungere l’ambizioso traguardo? Se fosse così, ci sarebbe solo da attendere che la congiuntura negativa passi e vi sia una condizione finanziaria più favorevole. Ma non è così. L’impedimento è strutturale, tanto da rendere purtroppo gli stipendi europei un miraggio, a meno, naturalmente di scelte drastiche. Vediamo perché.

Dai dati pubblicati dal Miur (www.istruzione.it), risulta che, comparando le situazioni europee dell’offerta e della domanda, l’Italia mostra una situazione a dir poco patologica, che ostacola il raggiungimento degli stipendi europei.

Gli alunni italiani sono fra quelli che in Europa frequentano più ore di lezione all’anno. Per contro, i docenti italiani, rispetto a quelli europei, sono tra coloro che forniscono la minor quantità di ore all’anno di insegnamento. Hanno anche altri oneri di servizio, ma l’offerta di insegnamento resta bassa, tanto che in Europa a 952 ore annue di lezione nella scuola media corrispondono mediamente 653,4 ore di insegnamento, mentre in Italia, per 1020 ore di lezione si riscontrano – da contratto – 612 ore di insegnamento: 68 ore di lezione in più e 41 ore di insegnamento in meno.

L’incontro di un fabbisogno alto di ore di lezione con un’offerta bassa di ore di insegnamento diventa una miscela esplosiva: servono più docenti, rispetto agli altri Paesi. E i tanti insegnanti producono un costo così elevato da non consentire incrementi salariali se non di entità modesta, non adeguati per sostenere i livelli europei.

La ricetta? Semplice e impossibile. Ridurre drasticamente le ore di lezione oppure aumentare quelle di insegnamento, ottenendo in ogni caso una riduzione di organico e un risparmio da investire per i livelli stipendiali europei. Se no, tutto resta un miraggio. A meno di non incrementare sensibilmente la spesa complessiva sull’istruzione, che di questi tempi sembra un altro miraggio.