Gli scatti che dividono il mondo sindacale

Un mese fa si era faticosamente ricostituita nel comparto scuola una unità sindacale di fatto, quando la Flc-Cgil aveva deciso di aderire allo sciopero del 24 novembre sulle 24 ore e sugli scatti di anzianità. Unità che però era saltata quando la stessa Flc-Cgil aveva deciso, in solitaria, di confermare lo sciopero (revocato da tutti gli altri sindacati) perché insoddisfatta dall’atto di indirizzo del Governo per gli scatti di anzianità.

All’Aran, presenti tutti i sindacati, è cominciata la trattativa per gli scatti, ma la Cgil in un comunicato ha parlato “di gioco delle tre carte dove c’è una sola certezza. Si perde sempre. Perdono i lavoratori che pagano con il loro salario accessorio gli scatti, perde la scuola che avrà meno risorse per il miglioramento dell’offerta formativa, perdono gli studenti che avranno meno qualità”.

La risposta della Cisl-scuola non si è fatta attendere, partendo proprio dal gioco delle carte: “Noi giochiamo a carte scoperte, come sempre. C’è chi invece non resiste alla tentazione di truccarle anche quando gioca – come da tempo sta facendo – un inconcludente solitario. Noi abbiamo il coraggio di fare delle scelte, altri no, e preferiscono rifugiarsi nei soliti proclami”.

La Cisl-scuola, confutando la ricostruzione dell’accordo sugli scatti del 2010, ricorda che esso fu il risultato di un’intesa che allora qualcuno definì “un imbroglio” e che oggi ne rivendica l’attuazione.

Sugli scatti del 2011 ridimensiona l’accusa di riduzione del Fondo di istituto che servirebbe per finanziare gli scatti e critica, sempre senza nominarlo, il sindacato di Pantaleo: “Azzeramento del fondo? Lavoro non retribuito? Allarmismi strumentali. Foschi presagi lanciati ad arte sul futuro per coprire la propria incapacità di gestire il presente”.

Continua la Cisl-scuola: “Oggi sugli scatti serve il coraggio di una scelta, noi la facciamo e ce ne assumiamo la responsabilità. Altri questo coraggio non ce l’hanno e continuano a non farne, sapendo che potranno beneficiare comunque di quelle altrui. Hanno fatto così quando non hanno firmato l’accordo che ha permesso di avviare il piano triennale di assunzioni (quasi 90.000 in due anni). Oggi ne rivendicano l’attuazione, dopo che altri hanno fatto le scelte necessarie per ottenerlo”.

La spaccatura sindacale è evidente. E non può far bene ad una categoria delusa e carica di problemi.