Gelmini striglia i presidi (ma forse pensa ai genitori…)

Ha destato sorpresa il modo brusco con il quale la sempre determinata, ma solitamente prudente Mariastella Gelmini, ha trattato i dirigenti scolastici, diffidandoli dal chiedere contributi alle famiglie.

La risposta non si è fatta attendere, ed è stata una risposta secca, e seccata, anche da parte delle organizzazioni rappresentative dei capi di istituto più disponibili al dialogo con il ministro.   

In un documento congiunto le due associazioni ANDIS e DISAL contestano la dichiarazione fatta da Gelmini in un’intervista a Repubblica che le scuole dispongano ora di risorse sufficienti, lamentando il fatto che le scuole siano costrette ad usare i fondi per il funzionamento anche per il pagare le visite fiscali.

Critici anche i sindacati, e l’ANP osserva polemicamente che “quando il Ministro dice che i fondi per le scuole ci sono e ne indica l’entità, non sarà  male ricordare che 774 milioni di euro sono l’equivalente di 100 euro per alunno: non una cifra stratosferica, soprattutto dopo 4 anni di finanziamenti a zero”.

Per quale ragione dunque Mariastella Gelmini, un ministro considerato tra i più dotati di ‘fiuto’ politico, ha compiuto quello che molti hanno considerato come uno scivolone, un grave errore comunicativo?

L’unica spiegazione ragionevole del comportamento del ministro in questa vicenda è che non si sia trattato affatto di un errore, ma di una scelta: quella di strigliare i 10.000 presidi pensando però ai milioni di genitori in buona parte – sembra – toccati dalle richieste di contributi provenienti dalle scuole. Forse il ministro dispone di informazioni sulla dimensione del fenomeno che sarebbe interessante e utile rendere note. E chissà se tra queste informazioni ce ne è qualcuna che riguarda l’indice di popolarità/impopolarità dei contributi tra le famiglie?