Gelmini: I capi d’istituto che chiedono soldi ai genitori vogliono screditarci

Sono contraria ai contributi chiesti ai genitori per le spese di funzionamento delle scuole. Oggi i soldi ci sono e chi se li fa dare dalle famiglie lo fa per attaccare il governo“. è quanto afferma in una intervista ad Alberto Custodero su La Repubblica (“La smettano di chiedere soldi, vogliono solo screditare il governo”) il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini riferendosi al caso di una scuola elementare di Torino dove la preside avrebbe chiesto un contributo volontario ai genitori di circa cinquanta euro suscitando polemiche. “Non conosco nel merito il caso di Torino – aggiunge – però, la richiesta da parte dei presidi di contributi ai genitori degli alunni avviene in tutta Italia. Ed è per questo che dico che è una forma per criticarci, per far passare il messaggio che noi affamiamo la scuola per costringere le famiglie a pagare“.

Alcuni dirigenti scolastici – sottolinea il Ministro – sanno amministrare bene, altri no e cercano di incolpare noi per le mancanze. La storia dei tagli all’istruzione inizia nel 2007 quando il ministro dell’allora governo Prodi era Fioroni. Ma se allora chiedere soldi ai genitori aveva un senso ora non c’è più. Fioroni aveva previsto un taglio di 45mila unità nella scuola. Quella riduzione di organici aveva fatto scattare la clausola della salvaguardia, meccanismo che prevede che se i tagli non li fai su un capitolo, ricadono su un altro. Nel nostro caso furono tagliati circa 200 milioni dal fondo di funzionamento. Anche se resto dell’idea che i soldi ai genitori non si devono chiedere, ecco perchè dico che in quel periodo i contributi ai genitori avevano comunque un senso“.

Oggi – prosegue – i fondi ci sono. I soldi al fondo di funzionamento sono aumentati di 200 milioni di euro perché abbiamo risparmiato sulla voce pulizia. Penso che scaricare sulle famiglie le spese di funzionamento – conclude Gelmini – sia un meccanismo che non condivido perché oggi le risorse ci sono e sono sufficienti“.