Fuori corso universitari/1: più tasse?

Partita complessa quella del fenomeno degli studenti universitari fuori corso, che nell’anno accademico 2010/2011 è stato pari al 33,59%. Le recenti dichiarazioni del ministro dell’istruzione, Università e Ricerca Francesco Profumo hanno sollevato un coro di polemiche. Ricordiamole: “gli studenti fuori corso hanno un costo, anche in termini sociale … non ce lo possiamo più permettere, occorrono regole più strutturate per aiutare gli studenti a fare scelte consapevoli e mature.. a non perdere tempo”.

Si può disquisire sulla bontà e sull’efficacia dell’annunciata eventuale possibilità per gli atenei di aumentare le tasse riferite agli studenti fuori corso ed extracomunitari che ritardano il conseguimento della laurea molti più anni del necessario, ma sicuramente è un problema attuale e non indifferente che impone a tutti i soggetti istituzionali, accademici e scolastici di interrogarsi su cosa fare per contenere in una dimensione accettabile il costo sociale ed economico del ritardo rispetto alla durata del corso universitario.

In primo luogo occorrerebbe conoscere le cause del ritardo: attività lavorativa dello studente, preparazione scolastica inadeguata per gli studi che si intendono svolgere, orientamento scolastico poco efficace, pendolarismo degli studenti, condizioni di vita o di studio in atenei strapieni, atteggiamento autoritario dei professori, etc?

In tal modo potrebbero essere identificati alcuni ambiti prioritari d’intervento e le diverse tipologie di azioni con riferimento a differenti funzioni, bisogni e tipologie di utenza.