Della Frera: ‘La scuola deve tornare a essere alleata del futuro dei giovani’
							Come può la scuola tornare a essere alleata del futuro dei giovani, in un Paese dove il dialogo tra istruzione e lavoro appare ancora faticoso e frammentato? Guido Della Frera, presidente della Fondazione Della Frera ETS, imprenditore e già parlamentare, lancia una riflessione lucida e appassionata sul ruolo educativo e sociale della scuola italiana. Al centro, la necessità di superare diffidenze reciproche e rigidità burocratiche per costruire una nuova cultura del dialogo tra scuola, imprese e istituzioni.
Nell’intervista a Tuttoscuola, Della Frera invita a guardare oltre la logica delle competenze “spendibili”, per formare cittadini consapevoli, curiosi e responsabili. E racconta esperienze concrete – come il progetto Io Sono Futuro, presentato all’Expo 2025 di Osaka – che dimostrano come l’incontro tra formazione, innovazione e mondo produttivo possa davvero generare opportunità e visioni condivise per il Paese.
Dott. Della Frera, lei conosce bene sia il mondo delle imprese sia quello delle istituzioni. Perché oggi il dialogo tra scuola e lavoro è ancora così difficile?
“Purtroppo, in Italia il rapporto tra mondo scolastico e mondo produttivo è ancora segnato da una certa diffidenza reciproca. Le scuole temono di snaturare il proprio ruolo educativo, mentre le imprese faticano a trovare nella scuola un partner agile, capace di rispondere alle rapide trasformazioni del mercato. A questo si aggiunge una burocrazia complessa e una visione ancora troppo lineare del percorso formativo. Serve una nuova cultura del dialogo, fondata sulla fiducia e sull’ascolto reciproco. La scuola non deve formare lavoratori, ma persone capaci di abitare con consapevolezza e competenza il proprio tempo”.
Spesso si parla di mancanza di competenze “trasversali”: quali sono, secondo lei, le qualità che un giovane dovrebbe sviluppare per essere davvero occupabile?
“Le competenze trasversali sono quelle che restano anche quando il contesto cambia. Oggi un giovane deve saper comunicare, lavorare in gruppo, gestire il tempo e le emozioni, affrontare problemi complessi con spirito critico. A queste si aggiungono flessibilità, capacità di apprendimento continuo e, soprattutto, visione. La formazione deve aiutare i ragazzi a conoscersi, a sviluppare consapevolezza, autonomia e senso di responsabilità. Solo così diventeranno cittadini – e professionisti – all’altezza delle sfide che ci attendono”.
Da imprenditore, cosa chiede oggi alla scuola italiana?
“Chiedo che la scuola torni a credere davvero nel valore del talento, anche quando questo si esprime in modo non convenzionale. Che promuova l’eccellenza, senza dimenticare l’inclusione. Che affianchi alla teoria esperienze concrete, strumenti digitali, connessioni reali con le imprese. E che prepari i giovani a pensare, non solo a rispondere. Le imprese oggi cercano persone curiose, determinate, capaci di risolvere problemi, non esecutori passivi. La scuola deve essere il primo luogo dove queste qualità si coltivano”.
E da politico, che tipo di politiche attive o incentivi vede come più efficaci per rafforzare i percorsi di transizione scuola-lavoro?
“Serve una visione sistemica. Le politiche devono essere strutturali, non emergenziali. Credo molto nel potenziamento degli ITS, nella formazione duale, nell’alternanza scuola-lavoro ben progettata e valutata. Vanno sostenuti i docenti che innovano, le scuole che aprono al territorio, le imprese che investono nei giovani. Gli incentivi fiscali sono importanti, ma lo è ancora di più costruire una cultura della collaborazione stabile, duratura e diffusa. Solo così potremo trasformare la transizione in un’opportunità reale”.
Guardando al futuro, quali leve dovremmo attivare per rendere il sistema formativo più dinamico e vicino al tessuto produttivo del Paese?
“Dobbiamo attivare alleanze, costruire reti e sperimentare nuovi modelli educativi. La scuola non può essere lasciata sola. Le imprese devono mettersi in gioco come partner educativi, le istituzioni devono garantire risorse e visione strategica. Serve un ecosistema formativo in cui il dialogo tra pubblico e privato sia costante, orientato al futuro e capace di generare valore. Un esempio concreto di questo approccio è stato il progetto Io Sono Futuro, che ci ha portati recentemente in Giappone, all’interno di Expo 2025 Osaka, con una delegazione di giovani talenti italiani. In quell’occasione, studenti, startupper, scuole, aziende e istituzioni hanno lavorato insieme per rappresentare al meglio l’Italia dell’innovazione, dell’intelligenza artificiale e della creatività. Abbiamo visto con i nostri occhi quanto sia potente la formazione quando si apre al mondo, alle sfide globali e al confronto internazionale. Come Fondazione Della Frera ETS crediamo che il futuro si costruisca così: valorizzando i talenti, offrendo occasioni di crescita reale, mettendo al centro le persone. Solo così il sistema formativo potrà evolversi, diventare più dinamico e rispondere con efficacia alle esigenze di un mondo del lavoro in continua trasformazione”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
									
                                 
                                 
                                
                                
							
		
		
		
Solo gli utenti registrati possono commentare!
Effettua il Login o Registrati
oppure accedi via