Finanziaria & Fisco: gli effetti sulla scuola

E’ stato un compleanno molto movimentato quello del ministro dell’istruzione Letizia Moratti venerdì 26 novembre. Era il giorno del Consiglio dei ministri per il varo della manovra per le risorse necessarie al taglio delle tasse, e si è andati molto vicini alle dimissioni del ministro, che nei giorni precedenti aveva rilasciato alla stampa ripetute dichiarazioni di rassicurazione, mentre si è trovata davanti un testo con pesanti tagli anche per la scuola. La Moratti ha puntato i piedi, costringendo il presidente Berlusconi a rivedere le decisioni con una mediazione che ha consentito il varo unanime della manovra.
Ma quale è stato il compromesso? C’è ancora incertezza sul nuovo testo che riguarda la scuola, a cominciare dal fatto che forse il taglio di organico è rimasto anche se, con calcolata abilità, è dissimulato e dovrebbe riguardare i posti dell’organico della scuola elementare attualmente occupati dagli insegnanti specialisti che insegnano solo la lingua straniera per garantire a tutti gli alunni l’insegnamento della lingua.
La forbice riguarderà anche le supplenze nelle scuole, con probabile innalzamento della quantità di giorni necessari per poter nominare supplenti. Si parla di limite dei 15 giorni anche per la scuola dell’infanzia e per la scuola primaria.
Se così fosse, queste scuole, per le assenze degli insegnanti fino a 15 giorni, dovrebbero prevedere l’impiego di docenti interni a disposizione (che di fatto non ci sono da quando questo governo ha abolito l’organico funzionale).
In molti casi le scuole primarie potrebbero però essere costrette a ricorrere, con buona pace del miglioramento dei livelli di apprendimento, alla ripartizione degli alunni sulle classi e non potrebbero utilizzare i docenti in compresenza con compromissione delle attività opzionali previste dalla legge di riforma e che sono possibili grazie proprio alle ore eccedenti di servizio.
A questo punto l’eventuale quota oraria sottratta all’insegnamento per svolgere la funzione tutoriale (trattativa contrattuale permettendo) diventerebbe un lusso insopportabile.
Insomma, alla fine non è prevalso, forse, l’interesse della scuola, ma la necessità di andare comunque avanti, di realizzare sulla “carta” la riforma. Che poi essa diventi o meno pratica quotidiana nelle scuole, sembra un problema rimandato a dopo.