Filiera tecnico-professionale 4+2, dai 14 ai 20 anni/3. Scommessa o azzardo?

La prima incognita da verificare è quella politica: resterà l’attuale maggioranza compatta e determinata nella gestione parlamentare del disegno di legge? O nel passaggio tra le due Camere accadrà, come succedeva nella Prima Repubblica (e in parte è successo anche nella Seconda), che il gioco degli emendamenti ostacoli l’iter del ddl fino a provocarne il rallentamento o addirittura il blocco? Resterà l’abbinamento delle due tematiche (filiera tecnico-professionale e valutazione del comportamento), o magari sarà data la precedenza al secondo, certamente più allettante agli occhi dell’opinione pubblica e dei partiti in cerca di consenso elettorale?

Supponiamo che la maggioranza proceda unita come una falange macedone e che bruci i tempi (il 2024-2025 è domani…). Restano le incognite relative all’implementazione della legge, il cui successo dipende: 1) dalla risposta che le scuole e le famiglie daranno all’invito a sperimentare il 4+2: poche, troppe, mal distribuite sul territorio…; 2) dall’effettivo grado di libertà che gli istituti avranno nella gestione di un’offerta formativa sensibilmente diversa da quella tradizionale; 3) dalla qualità e quantità delle interazioni tra scuole e territori (reti istituzionali, tessuto imprenditoriale) nella costruzione di un’offerta formativa più professionalizzante e quindi più aperta all’alternanza studio-lavoro (PCTO); 4) dal grado di corrispondenza tra le competenze acquisite dagli studenti nel percorso scolastico e quelle più richieste dal mercato del lavoro;  5) dalla capacità/disponibilità dei docenti a curvare in senso più pratico e operativo l’insegnamento/apprendimento della loro disciplina; 6) dalla posizione che assumeranno i sindacati e le loro rappresentanze locali (RSU).

A livello nazionale la Flc Cgil è già all’attacco. Un comunicato afferma che “La riforma dei tecnici e professionali è un disastro annunciato per i ragazzi e le ragazze di questo Paese. Altro che serie A, in questo modo si istituisce un doppio canale dove il sistema dei tecnici e professionali viene declassato e ridotto. Ancora una volta si confonde l’istruzione con l’addestramento professionale legato ai bisogni delle imprese”.

Ma se il ddl diventerà legge ad essere decisiva sarà, ripetiamo, la risposta che la scuola, gli insegnanti e il mercato del lavoro daranno sul campo. Se sarà positiva, e se davvero il canale tecnico-professionale diventerà “di serie A”, il ministro Valditara avrà vinto la sua scommessa. Se il progetto sfumerà in un travestimento impoverito dei vecchi istituti tecnici e professionali tutto ciò si rivelerà un azzardo.

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