Femminicidio. Non basta il minuto di silenzio

La settimana scorsa è stata contrassegnata da due eventi incentrati sulla violenza alle donne: il 7 dicembre il ministro Valditara ha reso noti i nomi delle tre donne che avrebbero coordinato il progetto sperimentale “Educare alle relazioni” (poi azzerati per mettere fine alle polemiche suscitate); due giorni prima, il 5 dicembre, i funerali di Giulia Cecchettin, seguiti da 10mila persona in piazza a Padova.

Proprio in occasione dei funerali di Giulia, nella grande piazza di Padova, migliaia di donne hanno raccolto il messaggio “Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto. / Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”, gli ultimi due versi della nota poesia di Cristina Torre Cáceres, rilanciata in questi giorni su molti siti e pubblicata nella versione integrale anche sul sito di Tuttoscuola.

La sorella di Giulia, all’indomani del ritrovamento del cadavere della ragazza, concludeva la lettera-denuncia inviata ai giornali con questa frase, mutuata dalle parole conclusive della poesia di Cristina Cáceres: Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto.

Le donne presenti nella grande piazza non hanno osservato il minuto di silenzio, come avviene in circostanze simili.

Hanno impugnato il mazzo di chiavi di casa scuotendolo a lungo con un rumore continuo che ha invaso per lunghissimi minuti la grande piazza antistante la chiesa dove si stavano celebrando le esequie della povera ragazza uccisa dal fidanzato.

Dopo quella manifestazione rumoreggiata con lo scotimento delle chiavi, le iniziative contro la violenza alle donne non avranno soltanto il logo del nastrino rosso fissato sul pezzo o segnato sulla guancia e l’immagine delle tante scarpe rosse lasciate sulle gradinate.

Avranno anche il sonoro delle chiavi scosse per risvegliare gli animi dalla indifferenza complice di troppe persone.

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