Fedeli: ‘È urgente un dibattito pubblico sull’educazione’

Valeria Fedeli, ex ministro dell’istruzione nel governo Gentiloni, esordisce al convengo dello scorso 2 ottobre in cui politici e giornalisti hanno commentato i dati del dossier di Tuttoscuola sulla dispersione scolastica, “La scuola colabrodo”, lodando la decisione de L’Espresso e del suo direttore Marco Damilano, presente all’incontro, di dedicare la copertina e un approfondito servizio alla tematica della dispersione e al dossier realizzato da Tuttoscuola. È una decisione controcorrente, ha osservato, auspicando che l’interesse per i problemi di fondo della scuola italiana cresca finalmente nei media, e che il dibattito pubblico, come succede in altri Paesi, non sia “schiacciato sugli interessi dei partiti”. Compreso il PD, ha poi aggiunto.

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L’Agenda 2030 dell’ONU mette la conoscenza alla base dello sviluppo economico delle società. Per questo servono dati completi e aggiornati sui processi formativi e sulle importanti innovazioni che li investono in misura crescente, e che devono coinvolgere tutta la popolazione giovanile, senza che nessuno sia lasciato indietro. Sul tema della dispersione il governo di cui lei ha fatto parte si è seriamente impegnato, come mostra il rapporto finale della Cabina di regia dedicata a questo problema, pubblicato a gennaio 2018: scuole aperte, tempo pieno e laboratori sono le misure anti-dispersione individuate, ma occorre intervenire prima. In questa ottica si è posta la legge 107, che ha investito sulla fascia 0-6, determinante per i destini scolastici e sociali dei bambini.

Altra condizione decisiva per migliorare la qualità e l’equità del sistema educativo è la formazione dei docenti. “Sarebbe un errore togliere valore alla professionalità docente impoverendo la formazione iniziale”, ha detto Fedeli alludendo alle recenti prese di posizione del ministro Bussetti in materia. E sbagliata è stata la decisione di declassare l’importanza dei test Invalsi e dell’alternanza scuola-lavoro nell’esame di maturità. Occorre che tutti siano coscienti del fatto che oggi il “vero diritto universale è il diritto alla conoscenza”. Vedremo già dal prossimo DEF se l’attuale governo ne è consapevole, ha concluso.