Fassino e Rutelli/2: sciogliere il nodo del biennio unitario

Il secondo nodo era quello della ridefinizione dell’obbligo di istruzione, o meglio del rapporto tra obbligo scolastico prolungato a 16 anni (a 18 quello formativo) e struttura del biennio iniziale del secondo ciclo: un nodo storico e ricorrente, che ha attraversato la politica scolastica italiana (e non solo) negli ultimi decenni. E qui la novità ci è sembrata importante, perché Piero Fassino, benché nel programma dell’Unione si parli esplicitamente di “elevare l’obbligo di istruzione gratuita fino a 16 anni (primo biennio della scuola superiore)”, ha riconosciuto che la questione della diversificazione dell’offerta in quella fascia “va approfondita“, anche se non con la ricetta morattiana dei “due sistemi“.
Più esplicito è stato Francesco Rutelli, che ha condannato, anche autocriticamente, l’eccessiva enfasi posta in passato dal centro-sinistra sulla questione degli ordinamenti, a scapito della ricerca di più articolate e flessibili strategie di valorizzazione del capitale umano.
Ancora più netta la presa di posizione della responsabile scuola della Margherita Fiorella Farinelli, stretta collaboratrice di Rutelli, che in un articolo pubblicato nel numero di marzo di “Nuova Secondaria“, intitolato “Biennio unitario: non è la soluzione, ma il problema“, ha sostenuto che già l’esperienza della scuola media unica ha mostrato gli effetti negativi della sopravvalutazione della riforma degli ordinamenti come leva per una efficace politica di decondizionamento e di equità, capace di riconoscere e sviluppare al meglio le diverse potenzialità individuali.
Non meno chiara la posizione del leader della Cisl Scuola Francesco Scrima: “obbligo scolastico fino a 16 anni? E’ un falso problema. E’ una risposta pigra a una questione vera, che è quella dell’esclusione dall’insieme del sistema formativo di 300mila giovani dai 15 ai 18 anni. Oggi rischia di essere un feticcio“. Quale soluzione alternativa? “Pensiamo all’innalzamento dell’obbligo sino ad una prima terminalità utile, e pertanto almeno di tre anni per l’acquisizione di una qualifica, all’interno di un sistema di istruzione e di formazione unitario“, dice Scrima.
Una tesi ripresa nella tavola rotonda anche dal segretario della CISL Pezzotta, di fronte a un soddisfatto Pasquale Ransenigo, capo storico dei salesiani impegnati nella sperimentazione formativa.