Quando nel 2010 un’improvvida disposizione legislativa decretò la soppressione dell’ENAM (ente di assistenza magistrale), l’ingente patrimonio dell’ente, insieme alle attività assistenziali, passarono all’Inpdap e successivamente all’Inps.

Il patrimonio immobiliare, prima della soppressione dell’Enam, era gestito con oculatezza attraverso amministratori rappresentanti della categoria ed eletti democraticamente.

Di quel patrimonio cosa è successo? In quali condizioni si trova? C’erano case di vacanza per maestri sparse in varie località d’Italia (Lorica, Ostia, Farra di Soligo, Silvi Marina, Fiuggi, San Cristoforo al Lago, Roma), oltre ad altri immobili di proprietà.

Un lettore di Tuttoscuola ci ha segnalato la condizione della Casa Enam “Vittoria Colonna”, una grande struttura che si trova a Fano, e che da anni è in stato di completo abbandono.    

Dal 2010 nessuno si è più occupato dell’immobile che sta subendo notevoli danni anche strutturali.

Non sappiamo se, oltre alla Casa Enam di Fano, altri immobili siano in condizioni strutturali critiche, e se la loro manutenzione anche straordinaria sia efficace.

Eppure le risorse finanziarie per mantenere in efficienza tutti gli immobili ex-Enam ci sono, e non sono poche, perché i 333.600 maestri di ruolo nelle scuole dell’infanzia e primaria continuano a versare un contributo obbligatorio (quello non è stato soppresso) dell’importo medio di circa 200 euro all’anno, per un importo complessivo di oltre 66 milioni che vanno nelle casse dell’Inps.

Quando nel 2010 ci fu la soppressione dell’ENAM, furono numerosi gli impegni per restituire l’Ente ai legittimi proprietari (esclusivamente i maestri, visto che lo Stato e nessun altro aveva mai versato per l’Enam nemmeno un centesimo). Considerata l’impossibilità di ridare vita all’Enam, ci fu l’impegno di cancellare almeno l’obbligo del contributo, rendendolo facoltativo.

Ma di tante promesse non è rimasta traccia, mentre la casa di Fano va in malora.

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