Milioni di ritenute ingiuste per l’ex-Enam

Sul sito dell’Inps vi è un apposito servizio on line riservato agli iscritti all’ex-Enam, l’Ente di assistenza magistrale soppresso dalla legge n. 122/2010. A scorrere le informazioni vien da pensare che tutto sia rimasto come prima, dopo che le funzioni dell’Ente, passate in un primo tempo all’INPDAP, sono confluite definitivamente nell’INPS.

Non sappiamo quanto e come sia assicurata l’assistenza agli iscritti e come la gestione delle cospicue risorse e dell’ingente patrimonio immobiliare sia assicurata in modo democratico, come avveniva prima mediante le elezioni dei consiglieri Enam a livello nazionale e provinciale.

Sappiamo, invece, con certezza che permane inspiegabilmente l’obbligo della ritenuta dello 0,80 sullo stipendio degli ex-iscritti (docenti di scuola dell’infanzia e scuola primaria, nonché dirigenti scolastici ex-direttori didattici, docenti di religione di quei settori).

Come gli altri dipendenti statali, sul loro stipendio opera il contributo obbligatorio dello 0,35% per l’erogazione di servizi di tipo assistenziale. Una duplicazione inspiegabile.

Dopo la soppressione dell’Enam vi sono state dichiarazioni bellicose da parte dei sindacati di categoria, poi sulle richieste di cancellazione della ritenuta obbligatoria è caduta la polvere dell’oblio, mentre gli insegnanti continuano a versare ogni mese in media 14 euro, e gli ex-direttori circa 40 euro.

Attualmente i 240 mila docenti dei settori interessati versano pro-capite in media poco più di 180 euro all’anno per un importo complessivo di circa 44 milioni di euro.

Il migliaio di ex-direttori didattici versa annualmente circa 500 euro all’anno per un importo complessivo che sfiora il mezzo milione.

44,5 milioni per le casse pubbliche che alleggeriscono ingiustamente le tasche degli insegnanti.