
Le legge 170/2010 che nell’autunno scorso ha riconosciuto in Italia per la prima volta la dislessia come disturbo specifico di apprendimento (insieme alla disgrafia e alla disortografia) prevede che le scuole adottino particolari piani individualizzati di sostegno per aiutare gli alunni che ne sono affetti.
Sono previsti strumenti compensativi e misure dispensative che un apposito gruppo di lavoro sta mettendo a punto presso il ministero dell’istruzione per aiutare quei ragazzi a cui è stata diagnosticato un DSA (disturbo specifico di apprendimento).
Tra questa misure dispensative la legge prevede anche che l’alunno possa essere esonerato dall’insegnamento della lingua straniera.
Questa dispensa totale ha lasciato perplesso il mondo della scuola e non solo. Ci si chiede se è possibile che un esonero del genere possa essere effettivamente praticato, perché sul piano della valutazione potrebbe dar luogo ad un esito pesantemente negativo per l’alunno interessato.
Infatti, se un alunno con DSA vien esonerato completamente dall’inglese (come avveniva anni fa con educazione fisica) all’esame di Stato cosa succederà? L’alunno non effettuerà una prova d’esame che potrebbe rendere nullo l’esame e vanificare il conseguimento della licenza o del diploma.
Bisognerà trovare una soluzione a questo problema che potrebbe riguardare teoricamente 350 mila ragazzi (è questa la stima della associazione dei dislessici).
L’approvazione della legge ad anno scolastico già avviato ha reso impossibile, per il momento, la richiesta delle famiglie di esonerare dalle lezioni di lingua straniera il proprio figlio dislessico, ma dall’anno prossimo l’esonero potrebbe essere richiesto a tutti gli effetti con esiti alla fine dell’anno scolastico che, per chi andrà all’esame di Stato, potrebbero essere negativi.
C’è tempo per decidere, ma occorre fare chiarezza prima che le cose si complichino. A meno che non si corregga la disposizione di legge.
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