Esame di maturità: consensi e dissensi sulla proposta del ministro

Diffusi consensi hanno accolto la proposta del ministro Moratti di restituire al nuovo esame di Stato, riformato dal suo predecessore Berlinguer, la vecchia denominazione di esame di “maturità”, al posto di quella – alquanto grigia e burocratica – di “esame conclusivo degli studi secondari”. D’altra parte anche all’estero quest’esame ha in genere un nome: si chiama Baccalaureat in Francia, Bachillerato in Spagna, Abitur in Germania. Giusto che abbia un nome anche da noi.
Minori consensi si registrano invece tra gli esperti sull’idea di affidare l’esame a commissioni tutte interne, con il solo presidente esterno. Tanto varrebbe, viene sottolineato, sopprimere l’esame, che peraltro in alcuni Paesi europei non esiste, e sostituirlo con un semplice scrutinio finale. In ogni caso, anche se esso mantenesse la sua forma attuale, e a maggior ragione se assumesse quella proposta dal ministro, occorrerebbe farlo precedere da prove periodiche di vario tipo, standardizzate e non, di livello nazionale. Prove da sottoporre a valutazione esterna, sulla base delle quali i diretti interessati (allievi e docenti) – ma anche il Paese nel suo insieme – avrebbero la possibilità di acquisire una corretta conoscenza del livello qualitativo del nostro sistema di educazione.