Esame di licenza. Media ponderata per il voto finale

Tra poche ore, con avvii differenziati in base al calendario degli esami deciso autonomamente da ogni scuola, avranno inizio gli esami di licenza di fine primo ciclo (terza media). Unica data fissa, decisa a livello nazionale da tempo, è quella della prova scritta nazionale (cosiddetta prova Invalsi con test di italiano e matematica), prevista per il 17 giugno.

Per la prima volta il voto finale d’esame espresso in decimi, che dallo scorso anno ha sostituito il giudizio sintetico (ottimo, distinto ecc.), verrà definito secondo una procedura fissata per tutti dal Regolamento sulla valutazione (DPR 122/2009) che prevede la determinazione del voto, calcolando la media di tutte le prove e del voto di ammissione. Tutto chiaro?

Non esattamente, perché il regolamento parla semplicemente di “media”, senza specificare se debba essere aritmetica (tutte le prove hanno lo stesso peso) oppure ponderata (pesi diversi ad alcune prove, come, ad esempio, per il colloquio e la prova nazionale e per il giudizio di ammissione).

Nei mesi scorsi scuole, dirigenti scolastici e gruppi di genitori hanno chiesto chiarimenti, molti auspicando anche che il Miur fosse favorevole alla media ponderata.

Dopo una lunga attesa, è stata pubblicata il 20 maggio scorso la circolare n. 49 sugli esami di licenza, ma, contrariamente alle aspettative, il ministero si è limitato a confermare semplicemente il termine “media” senza specificare se aritmetica o ponderata.

A quanto ci risulta, molte scuole hanno ritenuto quel semplice richiamo privo di aggettivazione come possibilità di interpretarlo autonomamente e hanno proceduto, quindi, con delibera del collegio dei docenti, all’attribuzione di “pesi” differenziati per le prove e per il voto di ammissione.

Forse quel silenzio del ministero è stato proprio voluto per rispettare le prerogative delle scuole, affinché potessero adottare valutazioni più funzionali ai meriti e alle situazioni personali degli alunni. Ma di diverso parere si sono mostrati alcuni uffici scolastici regionali, che hanno fornito l’interpretazione che il ministero centrale aveva evitato, invitando, quindi, tassativamente le scuole a calcolare la media aritmetica.