Edilizia scolastica e dintorni: condizioni migliori al nord

In attesa dell’eventuale devolution scolastica, è bene ricordare che gli studenti del nord se la passano di gran lunga meglio di quelli del sud, secondo le statistiche pubblicate dal ministero dell’Istruzione relativamente all’anno 2000. C’è da chiedersi se dopo, poniamo, dieci anni di “devolution”, il divario di oggi sarebbe accresciuto o ridotto.
Cosa dicono i dati del MIUR? Che per gli studenti del nord si spende di più per servizi di mensa, di trasporto, per la manutenzione dei locali e per oneri correnti vari: molto di più appunto nei territori settentrionali che in quelli meridionali.
Di chi è attualmente la competenza in materia? Le amministrazioni locali per legge debbono sostenere l’onere per le funzioni di istruzione pubblica: ai Comuni spettano gli oneri per la materna statale e per le scuole dell’obbligo; alle Amministrazioni provinciali competono le spese per gli istituti d’istruzione secondaria superiore.
Mediamente i comuni italiani impegnano il 9% del loro bilancio complessivo per le funzioni di istruzione, ma quelli dell’Emilia Romagna impegnano l’11,5% e quelli del Piemonte l’11%, mentre i Comuni sardi impegnano solamente il 7,2% e, addirittura, i Comuni dell’Umbria e della Campania il 6,9%.
Per le amministrazioni provinciali, che hanno oneri più rilevanti rispetto alle complessive disponibilità di bilancio, la media nazionale di impegno per l’istruzione è del 22,2% (vedi tabella). Anche qui sono forti le differenze: le province del Lazio impegnano addirittura il 33,2% del proprio bilancio e l’Emilia Romagna il 32,4%; ma le amministrazioni provinciali sarde impegnano solamente il 13,9%, il Friuli il 15,1% e il Molise il 16,7%.
Contraddittoria la situazione in Liguria, dove i Comuni impegnano per la scuola solamente il 6,9% del proprio bilancio (ultima nella graduatoria nazionale), mentre le Province liguri impegnano ben il 29,3% del loro bilancio per gli istituti superiori.