E la Moratti ringrazia

La sinistra sindacale, prima ancora dell’opposizione parlamentare, ha duramente stigmatizzato la decisione del ministro Moratti di ritirare il Regolamento dei cicli dalla Corte dei Conti.
Il ministro ha parlato di impraticabilità della disposizione che avrebbe dovuto consentire l’avvio della nuova scuola di base dal prossimo settembre, mentre la Cgil scuola considera strumentale la decisione del Governo.
Al di là del gioco delle parti (come da copione), la verità è un’altra: quel Regolamento non l’avrebbe potuto mettere in atto nemmeno il ministro De Mauro che l’aveva predisposto.
Il veto della Corte, praticamente insormontabile, non ha valutato il merito del Regolamento proposto dal Governo; non ne ha considerato neanche le condizioni di praticabilità (organici, preparazione del personale, onda anomala, lingua straniera in prima e seconda classe).
No. Ha bloccato il decreto interministeriale in quanto, prima del suo varo avrebbero dovuto essere approvati dal Governo i regolamenti generali previsti dall’art. 6 della legge 30/2000 sui cicli in funzione preparatoria della riforma del nuovo sistema.
Senza quei regolamenti generali nessun atto successivo può essere emanato, in quanto vi è una subordinazione tra i due livelli di norme regolamentari.
A quel veto il Gabinetto di De Mauro aveva già proposto, senza successo, le proprie controdeduzioni. Senza le norme generali di attuazione della riforma – ha sostanzialmente affermato l’organo di controllo – non possono esistere norme di attuazione specifica.
Nemmeno De Mauro, quindi, avrebbe potuto evitare tanto ostacolo. La Moratti non ha fatto altro che prenderne atto, trovandosi offerta dal precedente Governo su un piatto d’argento la soluzione del problema di sospensione dei cicli.