Dopo il Friuli anche la regione Emilia Romagna impugna la riforma

Un altro ricorso alla Corte costituzionale contro il decreto legislativo n. 59/2004 attuativo della riforma Moratti. Dopo la Regione Friuli Venezia Giulia, è ora l’Emilia Romagna a impugnare il provvedimento di riforma per presunti motivi di illegittimità costituzionale.
Si dovrà attendere il deposito del ricorso per conoscerne esattamente i contenuti, ma risulta che ben 8 dei 19 articoli del decreto sono stati contestati nel ricorso emiliano. In sostanza, il ricorso impugna le norme relative agli anticipi delle iscrizioni, all’organizzazione oraria, all’insegnante tutor, ai piani di studio, alla definizione e all’organizzazione del personale docente.
Secondo la Regione il decreto delinea “una scuola rigidamente regolata a livello ministeriale, con prescrizioni che riguardano gli anticipi di iscrizione, l’organizzazione del personale docente, i piani di studio, gli orari delle lezioni, del tempo mensa e delle attività facoltative”.
In un modo o nell’altro le norme contestate violerebbero le competenze delle Regioni (quanto meno per l’area di legislazione concorrente tra Stato e Regioni) e quelle dell’autonomia scolastica.
Colpisce un aspetto: che a difendere le prerogative dell’autonomia scolastica, oggetto anche dell’impugnativa dei sindacati confederali della scuola contro la circolare ministeriale n. 29/2004, siano altri soggetti, diversi dalle istituzioni scolastiche che di tale autonomia sono titolari esclusive.
”Dopo la sentenza della Consulta 13/2004 – ha commentato l’assessore regionale alla scuola Mariangela Bastico – avevamo chiesto al ministro di ritirare il decreto sulla scuola di base perché chiaramente non rispettoso delle competenze, costituzionalmente garantite, delle autonomie scolastiche e delle Regioni. Purtroppo il ministro ha ritenuto di procedere comunque e frettolosamente, al punto da creare enormi difficoltà organizzative rispetto alla gestione del personale docente e pesanti problemi per le famiglie a cui le scuole non sono in grado di dare prospettive certe. Tali incertezze sono peraltro aggravate dalla palese incostituzionalità del decreto”.