Dopo i referendum: il precedente di Tony Blair

Quando il laburista Tony Blair prese la guida del governo in Gran Bretagna, dopo la lunga stagione thatcheriana, si guardò bene dal modificare i punti essenziali della politica scolastica rivoluzionata dalla ‘Lady di ferro’: National Curriculum, standard, test sull’apprendimento con ampia pubblicizzazione dei risultati scuola per scuola, libertà di scelta per i genitori, maggiori poteri e responsabilità per le autorità di governo delle scuole, ispezioni rigorose e indipendenti. 

La Thatcher aveva fatto, come si disse allora, il ‘lavoro sporco’ di rinnovare la scuola tagliando la spesa e scontrandosi con i sindacati e Blair trasse vantaggio da questa situazione ponendosi  sostanzialmente in continuità con i precedenti governi conservatori sui contenuti, ma potendo disporre di risorse fresche da investire nell’innovazione.

L’eventuale successore (di centro-sinistra) di Mariastella Gelmini rischierebbe invece di trovarsi con assai limitate se non nessuna speranza di disporre di nuove risorse da investire, anche perché dovrebbe dedicarsi prioritariamente a risolvere il problema del precariato. E avrebbe scarsi margini di agibilità sui contenuti (qualche ritocco alle riforme, senza costi aggiuntivi): dovrebbe insomma, molto probabilmente, adattarsi all’idea di beneficiare del ‘lavoro sporco’ fatto da Gelmini e Tremonti, come fece Blair nella Gran Bretagna post-thatcheriana.

Per cambiare servirebbero davvero grandi idee, molto innovative e poco costose, anzi per nulla. E un ampio consenso sociale, a partire da quello degli insegnanti.