Docenti, carriere legate ai voti

Le carriere dei docenti andranno di pari passo con i livelli di apprendimento degli alunni.
Gli insegnanti, dunque, potranno sperare in aumenti di stipendio, legati alla progressione professionale, solo se saranno in grado di convincere gli alunni a studiare di più e a migliorare le loro performance.

E’ questa una delle novità contenute nella bozza del nuovo contratto presentata dall’amministrazione ai sindacati che siedono al tavolo delle trattative (Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda)
La scuola dell’era Moratti, dunque, avrà la funzione valorizzare i talenti e di prevenire situazioni di difficoltà e disagio. E dall’efficacia delle strategie attuate per raggiungere questi obiettivi deriverà l’esistenza o meno, per i docenti, del diritto a fare carriera e ad avere stipendi più alti.

La clausola contrattuale di riferimento è l’articolo 9, che non spiega, però, come sciogliere il nodo delle evidenti disparità, a livello di prerequisiti formativi, che, da sempre, sussiste tra scuole di periferia e scuole dei vari centri urbani.

E non spiega nemmeno in che cosa consisteranno le carriere dei docenti e le valutazioni cui saranno assoggettati alunni e scuole, in vista della corresponsione degli aumenti retributivi legati ai progressi nell’apprendimento. Sarebbe auspicabile, dunque, un chiarimento a breve scadenza.
Tanto più che la prestazione di lavoro dei docenti risponde a un’obbligazione di mezzi e non di risultato. In altre parole, il docente è obbligato ad effettuare la prestazione con diligenza, ma non è tenuto a garantire il risultato che, evidentemente, dipende dall’impegno dei singoli alunni.