Dispersione: modalità di intervento errate

Pubblichiamo le severe e argomentate considerazioni inviateci dal lettore Alberto Moreni a commento di una notizia pubblicata in Tuttoscuola Focus n. 509 riguardante le modalità di utilizzazione dei fondi finalizzati alla lotta contro la dipersione scolastica. Invitiamo i lettori a commentare e a proporre nuovi temi di discussione, scrivendoci come di consueto all’indirizzo dedicato la_tribuna@tuttoscuola.com.

Leggo su Tuttoscuola Focus n. 509, a proposito del grave problema della dispersione scolastica in Italia, che “in questi anni si è sentito parlare di tante iniziative, finanziamenti, progetti e progettini attivati dal Miur o dalle singole scuole contro la dispersione scolastica. Sarebbe interessante un’indagine sull’entità delle risorse impiegate e sulla validità o meno della strategia messa in campo fino ad oggi. Se i risultati non sono soddisfacenti non sarebbe sbagliato chiedersi le ragioni: fatto endemico, modalità di intervento errate, orientamento inesistente, etc? Lo sapremo mai?”

Vorrei portare un piccolo contributo informativo su “risorse impiegate” e “modalità di intervento errate”.

Mi riferisco alle modalità di erogazione di un finanziamento complessivo di quindici milioni di euro per la realizzazione da parte delle scuole, nel corso degli anni scolastici 2013/14 e 2014/15 di iniziative di contrasto alla dispersione scolastica.

Il 7 febbraio scorso il Ministero dell’Istruzione emanava un decreto “in materia di apertura delle scuole e prevenzione della dispersione scolastica in attuazione dell’art. 7 del Decreto Legge 12 settembre 2013 n. 104 convertito con modificazioni dalla legge 8 novembre 2013 n. 128”. Per ciascuna scuola o rete di scuole veniva previsto un finanziamento massimo di settantatremila euro (primo ciclo di istruzione) o trentaseimila euro (secondo ciclo di istruzione). Lo stesso giorno, con Decreto Direttoriale del Ministero (Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione), veniva indetta la procedura di selezione dei progetti biennali contro la dispersione elaborati dalle scuole, assegnando tale selezione agli Uffici Scolastici Regionali e il Decreto veniva trasmesso alle scuole e agli Uffici Scolastici Regionali il 18 febbraio.

La scadenza per la presentazione dei progetti da parte delle scuole era tassativamente fissata al 28 febbraio, e agli Uffici Scolastici Regionali veniva imposto di completare entro il 10 marzo la selezione dei progetti (addirittura – nella nota di trasmissione – il termine veniva senza spiegazioni anticipato al 5 marzo!).

Le scuole avevano dunque a disposizione diciassette giorni (sabato e domeniche inclusi) per elaborare, in una materia così importante e delicata, impegnativi progetti biennali (ed eventualmente anche per costituire reti che procedessero alla loro elaborazione) e gli Uffici Scolastici Regionali potevano disporre di tre (o al massimo sei) giorni lavorativi (dovendosi escludere le giornate di sabato e domenica in cui gli Uffici stessi sono chiusi) per esaminare centinaia di progetti e stilare una graduatoria per l’erogazione dei finanziamenti ai primi classificati.

Si può bene immaginare come gli affannosi tempi di lavoro imposti dalle decisioni amministrative abbiano nuociuto alla realizzazione di un’importante iniziativa e abbiano ostacolato l’ottimale erogazione di significative risorse!