Diplomifici, in Campania verifiche partite mesi fa. Cosa servirebbe per contrastare il fenomeno

Dai comunicati ministeriali e dalle dichiarazioni dello stesso ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, si prospetta un piano di azione per contrastare e prevenire il deprecabile fenomeno dei diplomifici che il dossier di Tuttoscuola “Maturità: boom di diplomi facili” ha messo in luce, scoperchiando un “vaso di Pandora”. Anche se sembrerebbe che i sospetti intorno a tale fenomeno serpeggiassero già da mesi. Il Corriere della Sera, infatti, in un articolo firma di Valentina Santarpia, racconta di un incontro avvenuto lo scorso 3 agosto in cui il direttore generale dell’ufficio scolastico regionale della Campania, Ettore Acerra, avrebbe presentato al ministro una relazione frutto delle verifiche svolte nel corso degli ultimi mesi a seguito di una espressa richiesta del ministero. In sintesi, la relazione parlerebbe di una settantina di scuole “attenzionate”, dove gli esami di idoneità da un istituto statale ad uno paritario sarebbero facilitati e il numero delle assenze degli studenti sfiorerebbe il limite consentito. Documento analogo su questi aspetti sarebbe stato preparato anche dall’Usr della Regione Lazio. 

Ben venga quindi il piano di azione per contrastare il fenomeno dei diplomifici presentato dal ministro che dovrebbe svolgersi su due linee parallele: l’integrazione normativa – in particolare della legge 62/2000 sulla parità scolastica – e i controlli in corso d’anno degli istituti sospetti. Controlli che dovrebbero soprattutto accertare la frequenza di quei candidati interni venuti da lontano.

Ma il solo piano ministeriale non può bastare. Serve anche il coinvolgimento di altri soggetti istituzionali, a cominciare, ad esempio, come indicato espressamente nelle proposte del dossier di Tuttoscuola, dai Comuni dove si trovano gli istituti paritari sospetti.

Poiché in molti casi i candidati residenti a migliaia di chilometri indicano il domicilio nella località dove hanno obbligo di frequenza, si potrebbe chiedere all’Amministrazione comunale locale il controllo della veridicità della dichiarazione e l’effettiva presenza dei candidati. Controllo che evidentemente esula dalle competenze degli ispettori ministeriali.

Poiché tra quei candidati vi possono essere persone che lavorano, si potrebbe chiedere agli Uffici provinciali del Lavoro e, in particolare, all’INPS della località di residenza, di accertare l’eventuale rapporto di lavoro in atto e il conseguente versamento di contributi. Accertamento, anche questo, che non è nelle competenze degli ispettori ministeriali.

Sarebbe, questa, la prova, dell’impossibilità di essere occupati al lavoro e di non poter frequentare le lezioni (frequenza obbligatoria per almeno tre quarti delle ore di lezione, pena la non ammissione all’esame).

Altri soggetti istituzionali potrebbero essere coinvolti, secondo valutazioni del Governo.

Insomma, serve un “gioco di squadra” per uscire vincenti, perché da solo il Ministero dell’Istruzione e del Merito potrebbe non riuscire in questa lotta difficile.

Leggi il dossier “Il gran bazar dei diplomifici. I luoghi, il business, le scappatoie”

Leggi il dossier “Maturità: boom di diplomi facili”

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