Dipendenti pubblici, verso una riduzione del potere contrattuale

La legge n. 15 dello scorso anno aveva preparato le condizioni preliminari di quanto ora la nuova “legge delega al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi”, approvata definitivamente il 3 marzo scorso dal Senato, consente di fare in materia di lavoro per i pubblici dipendenti.

La legge n. 15/2009 ha disposto al primo articolo che il potere di disapplicazione delle leggi, da parte del sindacato, sia consentito soltanto se la stessa legge disapplicabile lo prevederà. Cioè, presumibilmente, mai.

Prima di quella modifica era previsto un potere contrattuale per disapplicare qualsiasi legge che avesse invaso il campo di esclusiva competenza della contrattazione.

Nel comparto scuola quel potere di disapplicazione di leggi riguardanti contenuti relativi al rapporto di lavoro ha trovato applicazione, quasi quattro anni fa, quando, appena insediato il governo Prodi, uno specifico accordo siglato da Aran e Sindacati, cancellò l’efficacia applicativa di alcune norme legislative connesse con la riforma Moratti, tra cui quella relativa al docente tutor e un’altra sul blocco (biennale) della mobilità degli insegnanti.

Ora che la legge n. 15/2009 ha di fatto annullato il potere di deroga (disapplicazione) da parte della contrattazione sindacale, la nuova legge delega approvata definitivamente dal Senato il 3 marzo scorso potrebbe avere via libera per svuotare – se queste sono le intenzioni del Governo – di molti contenuti lo stesso rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici, compresi quelli della scuola.

L’obiettivo complessivo della legge è probabilmente quello di controllare la spesa pubblica e i diversi istituti normativi che possono incidere sulla sua lievitazione, ma, indirettamente, è destinata a ridurre notevolmente il potere contrattuale del sindacato. Che è comprensibilmente in allarme.