Dimensionamento: ridurre le reggenze immettendo dirigenti o accorpando istituzioni scolastiche? La seconda…

C’è un fenomeno che lo stesso Ministero dell’istruzione e del merito ha definito “incompatibile con una gestione efficace ed efficiente del sistema scolastico” (nota inviata a Tuttoscuola a novembre 2022): quello delle reggenze, ossia delle istituzioni scolastiche affidate appunto “in reggenza” a un dirigente scolastico già titolare di un’altra istituzione. In un recente passato si è arrivati a circa 2 mila scuole in reggenza su 8 mila. Un fenomeno che l’attuale Governo intende ridurre fortemente. Ma come?

Nel question time al Senato del 1° giugno il ministro Giuseppe Valditara ha detto: “Non si tratta di chiudere scuole ma di razionalizzare le istituzioni giuridiche (scolastiche – n.d.r.). Sono 860 le reggenze, le eliminiamo e razionalizziamo, facendo sì che l’offerta sul territorio sia coerente, le risorse rimarranno a quelle scuole e l’offerta, dato il coinvolgimento delle Regioni, si modellerà a seconda delle esigenze dei singoli territori”.

A onore del vero, se si considera che le istituzioni scolastiche sottodimensionate, per legge prive di titolare, sono 490, le reggenze di cui ha parlato il ministro comprendono, quindi, 370 istituzioni “normali”, in cui il titolare è assente per distacco, mandato parlamentare o amministrativo o per motivi di salute. Si tratta, pertanto, di reggenze che continueranno ad esistere, anche se normo-dimensionate e con proprio titolare.

In ogni caso la riduzione delle reggenze può avvenire in due modi: affidando gli istituti scolastici coinvolti a un dirigente scolastico di nuova nomina (quindi conservando in vita l’istituzione scolastica), oppure accorpando l’istituto oggi in reggenza ad altro istituto (quindi cancellando l’istituzione scolastica oggi retta da un reggente), magari proprio a quello dell’attuale reggente.  

Il ministro, nel confermare che il numero dei plessi scolastici rimarrà sostanzialmente invariato (sarà proprio così? Quali misure intende introdurre affinché ciò si realizzi?), ha fatto chiaramente intendere che la strada scelta è la seconda, ossia quella di cancellare alcune centinaia di istituzioni scolastiche, e quindi di posti di dirigente scolastico, di Dsga e relativo personale di segreteria. Il dirigente scolastico che oggi, per esempio, gestisce due istituti comprensivi, di cui uno in reggenza, gestirà gli stessi plessi, ma sotto un’unica istituzione scolastica (farà un solo bilancio invece di due, per dirne una); uno che oggi dirige un istituto superiore e un comprensivo in reggenza, verosimilmente lascerà il comprensivo, ma gestirà in media un istituto superiore con un maggior numero di alunni e di sedi, dovrà occuparsi di un maggior numero di docenti e di personale ATA, intrattenere rapporti istituzionali con un maggior numero di soggetti istituzionali sul territorio.

Forse diventerà – nelle intenzioni – un piccolo “Rettore”, ma senza ovviamente disporre della struttura organizzativa di una Università, e dovendo continuare a (cercare di) essere un “leader educativo” della propria comunità scolastica (caratteristica non richiesta a un rettore universitario, che fa un altro mestiere).

Di sicuro, meno dirigenti scolastici, meno DSGA. Ancora una volta, purtroppo, razionalizzare assume il significato di risparmiare sui costi, anche a rischio di compromettere l’efficacia del servizio scolastico.

Ma davvero è questo che ci ha chiesto l’Europa per il PNRR?

Per approfondimenti:

Dimensionamento/1: gli accorpamenti che pesano sull’efficienza del servizio
Dimensionamento: le ‘mega’ scuole sono il modello giusto?

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