Dialogo, dialogo, dialogo! La tardiva apertura del ministro Moratti/1
“Ora ci saranno scioperi, manifestazioni. Cosa farà?” La domanda chiude l’intervista di Letizia Moratti al ‘Corriere della sera’ del 6 marzo. E cosa tira fuori dal cilindro il ministro? Tre parole, anzi una ripetuta tre volte, per caricarla forse di significato, di convinzione, di forza espressiva: “Dialogo, dialogo, ancora dialogo. E disponibilità a modificare ciò che non funziona”.
Ora, i casi sono due. O il ministro pensa di far passare l’immagine di un decisore aperto a recepire le istanze e i suggerimenti degli altri, ma in questo caso può convincere solo i distratti, solo chi non ha seguito gli ultimi due anni e mezzo di politica scolastica; oppure deve aver cambiato idea su come si porta avanti un progetto di riforma del sistema di istruzione, che deve essere un tema centrale del dibattito politico.
Ma in questo secondo caso, è tardi. Anche se, nell’interesse della scuola, è bene augurarsi che questo cambio di politica sia vero e attendere quindi qualche passo concreto in questo senso.
Perché non è stato fatto prima? Perché non è stata avviata per tempo una diversa relazione con l’opposizione e con il mondo sindacale che, piaccia o no, rappresenta gli insegnanti che saranno i protagonisti principali della nuova riforma?
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