Desideri (AIMC), troppa confusione di funzioni e poteri

Abbiamo chiesto al prof. Giuseppe Desideri, presidente dell’AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici), di esporre le valutazioni della sua organizzazione sul testo del Disegno di legge ‘Buona Scuola’ nella versione predisposta dalla Commissione Istruzione della Camera dei deputati, attualmente all’esame dell’Aula di Montecitorio.

Presidente le modifiche introdotte al ddl la soddisfano? 

Devo riconoscere che i parlamentari della VII Commissione della Camera hanno lavorato con notevole impegno e serietà per migliorare il testo del Ddl 2994 presentato dal Governo. Il problema è che il testo originario seguiva logiche e adottava soluzioni in gran parte non condivisibili. Sono state migliorate alcune previsioni operative ma la logica dei processi e la matrice resta quella originaria.

Quali le misure che guardano avanti? 

Sicuramente la previsione della formazione in servizio obbligatoria. L’abbiamo chiesta a gran voce negli ultimi anni e finalmente viene considerata dimensione stessa della professionalità docente. Purtroppo, però, viene introdotta come principio ma sia l’esiguità del finanziamento (40 milioni di euro possono sembrare tanti ma va considerato che si tratta di offrire formazione a oltre 700000 docenti), sia la non precisazione di termini e modalità sembrano limitarne la forte potenzialità migliorativa per la professione docente. Altro elemento chiaramente positivo è l’organico dell’autonomia o funzionale. Avere maggiori risorse professionali costituirà per ciascuna istituzione scolastica una occasione importante per realizzare una offerta formativa ricca e attenta ai bisogni degli alunni/studenti.

Il profilo del dirigente scolastico e il del docente ne esce  rafforzato, depotenziato o più ricco?

 

Come abbiamo più volte evidenziato in questi giorni nelle varie sedi, parlamentari e governative, il Ddl soffre di una confusione di base. Si afferma che si vuole potenziare l’autonomia delle istituzioni scolastiche e in parte lo si fa con maggiori risorse umane (l’organico dell’autonomia/funzionale) e con risorse economiche (ancora non adeguate) ma si fa poi una pericolosa confusione fra funzioni di indirizzo, controllo, tecnica e di gestione. La funzione di indirizzo e di controllo non può che essere dell’organo che rappresenta tutte le componenti della comunità scolastica ovvero il Consiglio di Istituto. La funzione tecnico-didattica compete all’organo che rappresenta la collegialità professionale ovvero il Collegio dei docenti. L’importante, quanto le altre, funzione di gestione spetta al Dirigente scolastico. Questi non può essere un sindaco o un allenatore ma deve far sì che gli indirizzi del Consiglio d’Istituto, alla luce delle scelte didattiche del Collegio dei docenti, trovino realizzazione nel rispetto dei principi di efficienza, economicità ed efficacia. Non deve e non può essere chiesto al Dirigente di scegliere docenti dall’Albo o di valutarne la prosecuzione del contratto o meno. Nè può, tanto meno, essere lui a dare gli indirizzi su cui elaborare il Piano triennale. La confusione di funzioni e poteri non è foriera di buoni risultati.

La riforma consente a persone uguali e diverse di continuare a sperare in un futuro migliore?

Non penso che una norma possa di per sé stessa determinare la speranza di futuro di generazioni. Sicuramente, però, questa proposta non sembra figlia di una visione partecipativa, collaborativa e perequativa della scuola. Non vi sono provvedimenti innovativi e determinati per la lotta alla dispersione e per rendere la scuola luogo di ben-essere apprenditivo per gli studenti.

Considera chiusa la partita con l’incontro del Governo con i sindacati?

 

Nell’incontro di martedì pomeriggio abbiamo avuto (organizzazioni sindacali e associazioni professionali) l’atteso incontro con alcuni rappresentanti del Governo. L’ascolto c’è stato, anche attento, da parte dei ministri presenti e del sottosegretario De Vincenti. Al di là di questo, però, gli spazi di azione sono molto ristretti. Il Governo non intende cambiare idea su alcuni elementi sostanziali e questo nonostante la gran parte del mondo della scuola (studenti, docenti, Ata, genitori) abbia chiarito la propria posizione anche con la storica adesione allo sciopero e alle manifestazioni del 5 maggio scorso. Il governo sembra intenzionato a correre il rischio di varare una legge contraria alle richieste della gran parte del mondo scolastico. Questa non è la premessa migliore per aiutare la scuola a migliorare.