Niente voti alla primaria: nel giorno dell’anniversario della nascita di Don Milani, la scuola giusta ha vinto

Se decideste mai di salire il bellissimo sentiero della Costituzione che conduce direttamente alla piccola chiesa di Sant’Andrea a Barbiana vi rendereste conto della bellezza di un posto silenzioso e austero, nel quale ancora oggi si recano potenti e umili, giovani e vecchi, maestri e studenti. Entrando nella chiesta è possibile vedere ancora oggi un vetrata decorata che ha l’immagine di un monaco con il volto coperto da un libro, che Don Lorenzo Milano ribattezzò come il “Santo scolaro”.

Racconto questo fatto perché trovo come strana coincidenza il fatto che nell’anniversario della nascita di Lorenzo Milani, avvenuta 97 anni fa, sia stato approvato un emendamento presentato dai senatori Verducci, Iori e Rampi e approvato in Commissione Cultura e Istruzione che permette dal prossimo anno di sostituire i voti con i giudizi nella scuola primaria. E se “Santo Scolaro” poteva essere il patrono della scuola di Barbiana, chissà, se Lorenzo Milani, che difficilmente salirà agli onori degli altari, potrà divenire patrono della scuola giusta, che non ha bisogno di esprimere voti per valutare il percorso formativo ed educativo dei propri studenti.

“Se un compito è da quattro, io gli do quattro” E non capiva, poveretta, che era proprio di questo che era accusata. Perché non c’è nulla che sia ingiusto quanto fare parte uguali tra diseguali”.[1]Mi piacerebbe che queste parole fossero impresse su tutti i muri delle scuole italiane. Cosa significa dare un 8 a un bambino di prima ad una prova di lettura? Ed un nove in matematica in quarta è più di un otto in quinta? Quando un bambino di sette anni merita un quattro? E perché? Come spiegare a un’alunna di otto anni perché ha avuto un nove e non un dieci o magri un otto?

I voti furono sostituiti dai giudizi grazie a una Legge illuminata, la 517/77 che aveva il sogno di costruire una scuola più accogliente, giusta e inclusiva. Per farlo aveva promosso una nuova idea di scuola, nella quale dare un voto da zero a dieci era inutile e quindi i voi furono aboliti e sostituiti da giudizi. Sostituire i giudizi con i voti significa accompagnare alunni e famiglie a capire quanto fatto e a dare valore, questo significa valutare, all’impegno degli studenti. Significa spiegare i livelli di crescita raggiunti, le competenze sviluppate, i traguardi raggiunti. Importante sarà evitare che i giudizi siano giudicanti, questo sì.

Ieri come oggi il rischio di far parti uguali tra diseguali è dietro l’angolo. Il voto raramente permette di comprendere il percorso fatto, il processo educativo svolto: è più il risultato di una prova che fotografa una prestazione, senza dire nulla della persona. Ma quanto può pesare un tre o un cinque in termini di autostima, senso di autoefficacia, motivazione personale!

Smettere di fare parti uguali tra diseguali, attribuire valore senza farlo con i voti, accompagnare tutti gli studenti nel proprio percorso di crescita personale. C’è ancora molto da fare, ma è bello pensare che il primo passo sia fatto proprio oggi, 27 maggio, giorno della nascita del maestro che più di tutti si è adoperato per combattere le ingiustizie sociali di una scuola non sempre all’altezza della sua missione educativa. E chissà, che questo percorso non porterà ad avere un nuovo patrono laico per la scuola italiana.

[1] Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, p.55, Libreria Editrice Fiorentina, 1967, Firenze