Cultura della trasparenza nella scuola: serve una buona ed efficace amministrazione

La trasparenza è una questione che riguarda tutti come cittadini dello Stato: cittadini utenti del servizio pubblico, cittadini lavoratori di quel servizio quindi funzionari e dirigenti, amministratori, docenti, personale ausiliario e dirigenti… proprio tutti! Si deve essere in grado di comprenderne l’importanza a tutela della legalità e dei principi di buon andamento e imparzialità, dell’economicità, efficienza ed efficacia intesi non in modo autoreferenziale com’è stato il costume, ma a tutela di un uso corretto delle risorse pubbliche, nel rispetto delle finalità istituzionali e per il conseguimento dei risultati conseguenti agli obiettivi di comune interesse… ovvero per il bene comune correttamente inteso.

Trasparenza richiede cultura, non il formale adempimento di una norma, quale anonimo e svuotato procedimento amministrativo, ma comprendendone la portata e la corrispondenza al diritto del cittadino di conoscere e comprendere come un servizio viene amministrato, con quali criteri e come vengono e con quali criteri quantificate e assegnate le risorse. Ci saranno norme di legge ma anche ragionamenti sensati che non solo possono ma debbono essere conosciuti. Si esprime così una cultura e si favorisce la crescita della cittadinanza, si educa ad una cittadinanza matura, consapevole e partecipe.

L’indagine presentata giovedì scorso al Miur ha rivelato che la percezione della trasparenza è molto bassa, circa l’80% non ritiene l’amministrazione trasparente e di questi sono quasi il 30% a pensare sia peggiorata in questi ultimi tempi.

La dottoressa Marcella Gargano, Vice Capo Gabinetto del Miur, nel richiamare l‘impegno a sostegno del Piano della Performance, ha sottolineato la volontà del Miur di riformularlo, mettendolo finalmente in relazione al bilancio e alla valutazione anche dirigenziale. Una direzione di marcia da condividere, perché è fondamentale che, visto che la riforma richiede trasparenza e valutazione delle istituzioni scolastiche sulla base dei risultati (comprendendo anche la valutazione della  dirigenza scolastica), la struttura amministrativa centrale dello Stato sia credibile, guadagni in fiducia giacché non esiste che chi valuta non sia a sua volta valutato!

Se al preside rimane l’impegno di formulare proposte di contratto vengono fissati dei paletti e viene riconosciuta la legittimità dell’aver superato un concorso e del non poter disporre o conferire incarichi fuori dalla classe di concorso se esiste nell’albo territoriale personale qualificato/abilitato per la materia.

Viene anche rimpolpato il fondo per la retribuzione accessoria dei dirigenti scolastici, e si prevede l’assorbimento degli idonei dell’ultimo concorso, con l’intento di sanare i contenziosi in atto.

L’autonomia viene sospinta verso una fase più matura e il DDL offre spunti e suggerimenti dei quali, in teoria, non dovrebbe esserci bisogno… Tuttavia, se stiamo come stiamo, si vede che… ce n’è bisogno!