Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Crocifisso di Ofena: scuola chiusa, problemi aperti

Può darsi che il sindaco di Ofena abbia avuto le sue buone ragioni per decidere di chiudere per tre giorni la scuola elementare del suo piccolo paese, vista la buriana politico-mediatica e giudiziaria sollevata dall’ordinanza del giudice Montanaro. D’altra parte l’art. 139 del decreto legislativo n. 112 del 1998 consente ai sindaci (e ai presidenti delle Province per le scuole superiori) di disporre la sospensione delle lezioni “in casi gravi e urgenti”. E forse questo lo era, o lo è diventato, a seguito della spropositata amplificazione prodotta dai mass media (a proposito, qualcuno si è accorto che già oggi tantissime classi non espongono il crocifisso, soprattutto nelle scuole superiori?).
Così l’avvocatura dello Stato ha avuto il tempo per fare il ricorso, e il Tribunale dell’Aquila lo ha accolto in tempi anch’essi inusitatamente brevi. Tre giorni sono bastati. Ora per il giudizio di merito occorrerà attendere il 19 novembre, e nel frattempo il crocifisso non sarà rimosso dall’aula frequentata dai figli di Adel Smith. Non dovrebbero quindi verificarsi quelle condizioni di possibile disordine che hanno giustificato la chiusura della scuola.
Resta la preoccupazione per il modo scomposto e gridato con il quale si sta affrontando in Italia un problema così delicato. Casi del genere sono da noi destinati a moltiplicarsi, visto il forte trend immigrativo e l’incidenza della religione islamica tra gli allievi extracomunitari (v. i dati riportati da TuttoscuolaFOCUS n. 25, 26 e 27). Occorre trovare per tempo una soluzione equilibrata e lungimirante, capace di colmare il “vuoto pedagogico intorno alle risposte che le popolazioni del mondo danno alle grandi domande esistenziali”, come ha efficacemente scritto Barbiellini Amidei sul “Corriere della Sera” di sabato 1° novembre. Non è chiudendo le scuole che si potrà colmare quel vuoto. Le scuole del futuro multietnico e multireligioso del nostro Paese, e non solo quelle statali, dovranno non chiudersi, ma al contrario aprirsi al dialogo, alla tolleranza, alla conoscenza e alla coesistenza dei diversi. Di questo dovranno farsi carico i nuovi programmi scolastici di varie discipline, e lo stesso insegnamento della religione cattolica, aggettivo che in senso etimologico significa “universale”.

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