Crisi politica/1. Elezioni o governo di fine legislatura?

Al momento in cui scriviamo non è possibile fare una previsione sicura su come si concluderà la crisi politica che ha investito la coalizione che ha finora sostenuto il governo Berlusconi.
Qualche osservazione la si può comunque fare. Nelle varie ipotesi circolate in questi giorni, riguardanti programmi e organigrammi, non si è praticamente mai parlato né del MIUR, né del suo attuale titolare se non per dire che in caso di rimpasto o di nuovo governo Letizia Moratti sarebbe stata confermata. Insieme a Lucio Stanca, è il solo ministro “tecnico” del quale non sia stata messa in dubbio la permanenza nel governo. E ciò malgrado non siano mancate tensioni e polemiche anche esplicite, all’interno della maggioranza, su alcuni aspetti del suo operato. Basti pensare alle recenti critiche mosse dall’UDC alla bozza di decreto sul secondo ciclo o a quelle di AN sulla politica del personale (precariato, stato giuridico dei docenti). Riserve e critiche sono pervenute alla Moratti anche da Forza Italia: da Mario Mauro, responsabile scuola, a Franco Asciutti, presidente della commissione Cultura del Senato, e non è un segreto che la sottosegretaria Aprea si sia spesso trovata in disaccordo con il suo ministro.
Evidentemente il presidente Berlusconi ritiene (al contrario dei suoi oppositori e forse anche di alcuni rappresentanti della maggioranza) che le riforme avviate da Letizia Moratti nel settore dell’istruzione e da Lucio Stanca in quello dell’innovazione tecnologica siano tra quelle che meglio hanno caratterizzato l’iniziativa del suo governo, e che più agevolmente potrebbero essere presentate come esempi positivi di rispetto del “contratto con gli italiani” anche nella campagna elettorale che porterà alle prossime elezioni politiche. Lunga o breve che essa sia.