Cosa succederà a settembre?

Il mini test, concesso apparentemente per non screditare del tutto il ministro Moratti, e forse anche per valutare se e quali risparmi il nuovo modello può garantire (è stato lo stesso sottosegretario Aprea ad affermare in commissione istruzione che la sperimentazione si pone l’obiettivo di corrispondere ai dubbi emersi nel dibattito sull’anticipo dell’età scolare, verificandone le ricadute, gli elementi di criticità, i costi) a questo punto passa in secondo piano.
Le centinaia di migliaia di famiglie e di operatori scolastici allarmati perché potenzialmente coinvolti dal blitz di mezza estate, possono rilassarsi. La sperimentazione toccherà un campione molto limitato.
L’attenzione invece ritorna prepotentemente sul dibattito parlamentare, che potrebbe anche prendere una piega diversa dal muro contro muro in cui è finito. Anche a seguito di possibili fatti nuovi.
Vediamo intanto cosa prevede l’agenda parlamentare. Il 10 settembre riprenderanno i lavori in commissione, fermi all’articolo 3. È atteso per quei giorni anche il parere del Cnpi sulla sperimentazione, ammesso che non venga ritirata la richiesta del parere stesso. Per il 17 settembre è prevista, dopo mesi, la partecipazione del ministro Moratti ai lavori della commissione, mentre il 24 settembre, secondo la tabella di marcia della maggioranza, il testo del disegno di legge delega potrebbe andare in aula al Senato.
Ce la faranno? Sono centinaia gli emendamenti ancora da esaminare, non sembra facile. Ma quello che ora è cambiato è il contesto di riferimento. Non c’è più una fretta assillante, e si apre la strada a qualche modifica sostanziale a un testo che il ministro Moratti inizialmente aveva cercato di proporre come “chiuso”, prendere o lasciare.
Non c’è dubbio che il reclamato approfondimento dei temi, fino ad oggi impedito da uno spirito di contrapposizione frontale tra maggioranza e opposizione, possa trovare, con la posizione del ministro dell’istruzione indebolita sul piano dei rapporti di forza politica, nuove condizioni per un approccio bipartisan. Un clima di maggiore distensione e serenità, che veda una possibile collaborazione tra maggioranza e opposizione, si addice del resto molto di più alla riforma della scuola in un paese democratico.
L’effetto potrebbe essere un forte restyling delle riforma Moratti (ma a quel punto verrebbe chiamata ancora così?).