Coronavirus: un’altra emergenza nell’emergenza

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Quattro settimane intense di emergenza sanitaria hanno portato le scuole di tutta Italia a mettersi in gioco con la didattica a distanza, obbligando centinaia di migliaia di insegnanti a confrontarsi con modalità spesso inconsuete e circostanze del tutto impreviste, ma riuscendo in moltissimi casi a riconvertire metodologie di lavoro e forme nuove di relazioni con gli alunni.

Migliaia di insegnanti sono stati costretti, loro malgrado, a inventarsi una funzione nuova e, soprattutto a nuove forme di rapporto con alunni e genitori.

Alle spalle e a supporto di questo esercito di professionisti dell’insegnamento direttive ministeriali e indicazioni degli uffici scolastici regionali, nonché piattaforme e strumentazioni tecnologiche messe a disposizione da privati: un bagaglio prezioso per un viaggio che potrebbe essere più lungo del previsto.

Ma nel frattempo si prospetta una nuova emergenza nell’emergenza, un pericolo forse non meno insidioso del covid-19 per talune aree del territorio, più di altre pesantemente colpite dal contagio; emergenza nell’emergenza che potrebbe estendersi pressoché ovunque.

In quei luoghi non serve soltanto che la tecnologia veicoli il sapere, ma anche che la scuola si faccia carico del vissuto emotivo degli studenti.

Per le tante famiglie che stanno vivendo un lutto o un grave disagio per familiari ammalati la scuola non può chiedere agli alunni di partecipare alle lezioni senza tener conto del loro vissuto emotivo e di quello delle loro famiglie.

Per gli insegnanti, chiamati alla loro funzione di educatori, nella misura e nella maniera possibile per ciascuno, senza improvvisarsi in un ruolo che non si può rivestire, serve un nuovo tipo di supporto: quello dello psicologo che li aiuti e li guidi in una funzione imprevista e importante.

Oltre alle piattaforme tecnologiche per la DAD, oltre ai tutor informatici per guidare i docenti, si rende necessario predisporre supporti di psicologi per integrare l’azione dei docenti nei rapporti con gli alunni e loro famiglie. Il ruolo di insegnante ha bisogno di coniugarsi, ancora di più del normale, con quello di educatore.