Conferenza Unificata: pressing sul Governo

Nel pieno svolgimento dell’operazione di presentazione delle linee di sviluppo dei possibili contenuti della bozza di decreto sul secondo ciclo, mercoledì 12 gennaio, si è riunito per la prima volta, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Conferenza Unificata, il tavolo sul piano finanziario della legge 53/03, voluto da Regioni, Province e Comuni.
Il programma dei lavori prevedeva l’avvio dell’analisi di cinque temi:
Anticipi e generalizzazione scuola dell’infanzia; Diritto allo studio, Dispersione ed handicap; II° ciclo istruzione e formazione; Edilizia scolastica; Istruzione e formazione tecnica superiore ed educazione adulti.
Si era convenuto di iniziare dall’edilizia scolastica, ma le attese degli enti territoriali sono andate deluse. Né è stata data alcuna notizia sulle reali intenzioni di stanziare le risorse necessarie per l’attuazione della riforma. Il piano finanziario rimane un oggetto misterioso: approvato in via preliminare come schema di provvedimento dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 12 settembre 2003, assieme allo schema di decreto legislativo sul primo ciclo poi divenuto dlgs 59/04, è sparito dalla circolazione.
Nello schema era stata quantificata una previsione, nel quinquennio 2004/2008, di uno stanziamento aggiuntivo per il sistema d’istruzione e formazione per oltre 4.000 milioni di euro: di questi la finanziaria 2004 ne ha stanziati 90 milioni e 110 milioni sono previsti nella finanziaria 2005.
Meno del cinque per cento del totale nelle prime due delle cinque annualità previste.
Inoltre, nello stanziare le somme, la finanziaria 2005 (Legge n. 311/2004) recita che le stesse siano utilizzate per “l’attuazione del piano programmatico di cui all’articolo 1, comma 3, della legge 28 marzo 2003, n. 53”, che però… ancora non esiste.
Sulla questione delle risorse finanziarie, che riveste fondamentale importanza per capire le reali intenzioni di questo Governo in relazione alla scuola, si ha l’impressione che il Miur sia costretto a navigare a vista, in relazione alle misere somme messe a disposizione di anno in anno, senza tener conto in alcun modo del versante normativo dove i decreti continuano a procedere ed a raggiungere le fasi finali dei procedimenti d’approvazione in contrasto con l’affermazione posta dal principio fissato dalla legge di riforma che i decreti delegati attuativi di una delega che comportino nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica “sono emanati solo successivamente all’entrata in vigore di provvedimenti legislativi che stanziano le occorrenti risorse finanziarie“.
La previsione rappresenta infatti sotto l’aspetto tecnico-finanziario un elemento di discontinuità rispetto al passato: il governo non ha mano libera nell’attuazione di una delega legislativa.