Il decreto-legge milleproroghe n. 198 del 29 dicembre 2022, in sede di definizione della legge di conversione n. 14 del 24 febbraio 2023, registrava l’inserimento di un emendamento che recuperava per un nuovo concorso straordinario riservato i candidati che nel precedente concorso per dirigenti scolastici avevano presentato ricorso, senza ottenere ragione, contro il mancato superamento della prova scritta o della prova orale.

La motivazione per tale recupero cercava di porre fine ai lunghi contenziosi in questi termini: “per prevenire le ripercussioni sull’Amministrazione dei possibili esiti dei contenziosi pendenti in relazione al predetto concorso”.

Ovviamente la giustificazione era piuttosto pretestuosa, ma, comunque, era un tentativo per mascherare la decisione di favorire un facile consenso da parte di alcune migliaia di candidati esclusi dal concorso alcuni dei quali avevano cercato aiuto in ambito politico.

Di fatto, però, forse per la prima volta, con quella motivazione addotta veniva affermato un principio pericoloso: i candidati che non supereranno un concorso pubblico (o, quanto meno, nella scuola) avranno una speranza di recupero, il ricorso, sempre e comunque, anche al di là di ogni ragionevole dubbio. Ricorrete, ricorrete, ricorrete.

E la conferma in risposta è già arrivata per il nuovo concorso per dirigenti scolastici, con la prova preselettiva tenutasi giovedì 23 maggio.

Prima ancora che si conoscessero gli esiti e l’eventuale dubbio su qualcuno dei 50 quesiti somministrati, già circolavano in rete proposte di studi legali per il ricorso contro il mancato superamento della prova.

Aspettiamoci un’altra storia infinita. Come volevasi dimostrare.

Dovremmo chiedere al sommo poeta di rivedere il suo monito: lasciate ogni speranza voi ch’entrate, con… “c’è sempre una speranza per voi ch’entrate nel sistema concorsuale”.  

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