Concorso DS: cosa c’entrano i genitori?

Cosa possono avere a che fare i genitori con il concorso per Dirigenti scolastici? A prima vista nulla, eppure questa inattesa interazione ha dato esiti di particolare pregio, innanzitutto in termini di nuovi canali di dialogo fra il mondo della scuola e le famiglie. L’idea è nata quando i genitori di AGe Toscana hanno saputo che alcuni docenti a loro particolarmente vicini stavano per cimentarsi con il concorso da Dirigente scolastico. Siamo rimasti colpiti dal fatto che la materia che destava in loro più preoccupazione fosse quella contabile. Ma come, ci siamo detti, sono anni che spieghiamo i bilanci ai genitori per prepararli a svolgere al meglio il ruolo di consiglieri d’Istituto e non possiamo aiutare questi nostri amici? Ne abbiamo parlato nel numero di novembre di Tuttoscuola in un articolo di Rita Manzani Di Goro, presidente Associazione Genitori A.Ge. Toscana, di cui riportiamo un’anticipazione di seguito.

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Grazie anche all’accoglienza dell’Istituto Tecnico Meucci di Firenze, abbiamo avviato una serie di incontri su Programma annuale e Codice dei contratti. Oltre ai docenti che intendevano cimentarsi con il concorso, hanno partecipato anche altri interessati ad approfondire meglio queste materie. “Vorrei capire qualcosa di più del bilancio, sottolineava una professoressa, per poter rispondere alle domande dei miei studenti: se i soldi ci sono o davvero non ci sono, quando loro vorrebbero realizzare un progetto”.

Dopo i test preselettivi si è verificato un prevedibile calo delle presenze, anche perché la richiesta era quella affrontare i nodi tematici che avrebbero potuto essere oggetto della prova scritta (il percorso dell’autonomia, i ruoli e i compiti dei vari organi della scuola e il loro rapporto, la programmazione dell’offerta formativa in parallelo con quella contabile, i contratti con le aziende e con gli esperti, le sanzioni disciplinari, la sicurezza, la privacy, similitudini e differenze fra atto amministrativo e contratto ecc.).

Lavorando gomito a gomito, confrontandoci con testi normativi alla mano, trascorrendo le pause a discutere ancora e ancora insieme, alla fine fra docenti e genitori è nato un positivo e originale rapporto. Insieme abbiamo steso e condiviso le sintesi delle principali tematiche, messo a punto delle “perle” di approfondimento e di riflessione per qualificare ulteriormente le risposte ai test e quando abbiamo saputo che in sede di esame a una delle nostre docenti è “sparita” la risposta a una delle tracce abbiamo provato un forte dispiacere.

Indubbiamente è stato problematico e faticoso portare avanti una esperienza del genere, rigorosa e accattivante, e farlo nel più puro stile del volontariato, incastrando le lezioni fra il lavoro e la cura della famiglia.Quando però la sera della prova scritta i nostri corsisti ci hanno chiamati entusiasti per ringraziare, siamo stati più che ripagati dei nostri sforzi. Per la prova orale ci dobbiamo ancora organizzare, ma il metodo è ormai collaudato: sentiremo le loro proposte, cercheremo di venire incontro alle loro esigenze, studieremo, prepareremo slide e testi sinottici, infine li stimoleremo a lavorare insieme…se mai ce ne fosse ancora bisogno. Sì, perché si è formato un bellissimo gruppo, in cui ciascuno contribuisce mettendo in comune i propri approfondimenti e le proprie riflessioni, in cui non ci sono genitori né docenti, ma solo persone che credono nell’educazione.

La vera sorpresa è stata che anche noi genitori che ci sentivamo veterani della scuola abbiamo scoperto un mondo un po’ diverso da quello che immaginavamo: molto umano, professionale, appassionato della propria missione di educare. E quello che ci ha permesso di creare questa particolare sintonia è stata semplicemente la strategia del gruppo di lavoro che, come insegnano gli esperti, mette le persone in condizione di apprezzare i pregi e i punti di forza di chi lavora al nostro fianco. Abbiamo raccontato di più nel numero di novembre di Tuttoscuola.

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