Concorso. A che serve spendere e studiare per il TFA?

Il “Fatto Quotidiano” ha ben fotografato la situazione dei docenti abilitati, all’indomani della sospensiva del Tar che ha ammesso al concorso, pur con riserva, candidati sprovvisti dell’abilitazione prevista dalla legge.

I docenti abilitati all’insegnamento, i soli ai quali, secondo l’Art. 1 comma 110 della legge 107/2015 è aperto il nuovo concorso a cattedra, – scrive Fabrizio Basciano in un blog sul quotidiano – stanno montando su tutte le furie.”

I docenti abilitati a questo punto si pongono una legittima domanda: per quale motivo ci si è dovuti abilitare se il senso della stessa abilitazione era quello di poter poi accedere, in esclusiva, al famoso concorso a cattedra? Più che arrabbiati, tra le varie tipologie di abilitati, sono poi quelli che hanno conseguito l’abilitazione stessa tramite il Tfa (Tirocinio Formativo Attivo), percorso per accedere al quale hanno già dovuto sostenere un vero e proprio concorso, addirittura più impegnativo del concorso a cattedra in quanto comprensivo di una prova in più (la preselettiva). Soldi (un minimo di 2.500 € di tasse d’iscrizione), tempo, risorse di ogni tipo impiegate per conseguire un’abilitazione che, di fatto, ora viene squalificata, annullata, dalle sentenze emesse dal Tar a favore dei ricorrenti privi di abilitazione”.

Il ministro dell’istruzione Giannini ha detto: “Stiamo lavorando per garantire che tutto si svolga nel migliore dei modi e secondo quanto previsto dalla legge che è chiara e inequivoca: il bando è riservato ai soli abilitati”. E ha aggiunto: Qualora fosse necessario ci opporremo nelle sedi opportune”.

Opporsi, dice il ministro. Dove? Quando?

La sede opportuna per opporsi, a nostro parere, è questa: occorre che il Miur chieda subito con urgenza al Consiglio di Stato di bloccare il provvedimento di sospensiva del TAR per evitare una incursione che rischierebbe di compromettere l’intera procedura concorsuale.

L’arrivo di migliaia di ammessi con riserva potrebbe, infatti, far saltare l’organizzazione e la disponibilità delle postazioni informatiche richieste per consentire ai candidati regolari di svolgere la prova scritta.

E il danno colpirebbe proprio chi ha per legge il pieno diritto a partecipare.