Come sono cambiate le priorità di spesa del Paese

Dai dati della spesa pubblica dal 1990 al 2008, rilevati dall’Istat, si può anche individuare le variazioni del peso che i diversi settori e servizi hanno avuto nel corso degli anni. Quali altri servizi pubblici hanno avuto maggiore o minore sostegno tra il 1990 e il 2008 rispetto alla spesa per l’istruzione, che è passata dal 10,3% del 1990 al 9,3 del 2008?

La spesa per la protezione sociale, la più incidente nella spesa pubblica, aveva nel 1990 un peso considerevole, tanto da rappresentare il 30,3% dell’intera spesa pubblica. Nel corso degli anni l’incidenza di spesa per la protezione sociale è andata gradualmente aumentando tanto da raggiungere nel 2008 il 38,1%, con una variazione in aumento di circa 8 punti in percentuale.

Il Paese ha investito di più verso la popolazione anziana per servizi e pensioni (essendosi ampliata la sfera dei beneficiari), piuttosto che per l’istruzione della popolazione più giovane.

La sanità è passata dall’11,7% al 14,4% (quasi tre punti in percentuale in più, che pagano non solo il maggior servizio, ma anche tutti i costi della malasanità). Sono aumentate, se pur di poco, anche le spese per la difesa, per le attività ricreative, culturali e di culto.

Se, attraverso l’andamento delle spese che le amministrazioni pubbliche hanno sostenuto, si può stilare una graduatoria dei servizi che il Paese ritiene più importanti, l’istruzione certamente è passata da una posizione di buona considerazione ad un livello di più modesta attenzione.

Se i valori assoluti di spesa sono rimasti comunque elevati per l’istruzione, lo si deve alle dimensioni complessive del servizio. Ed è da chiedersi se la scelta di distrarre in percentuale risorse dalla scuola, fatta da governi e amministrazioni di ogni colore (in questi vent’anni si sono alternate maggioranze diverse), non sia stata influenzata dalla sensazione diffusa che in questo grande settore si annidino sprechi e inefficienze. Può darsi. Ma non si è agito con serietà e rigore per eliminarli in maniera selettiva e spostare risorse dove servono per potenziare il servizio.

Fatto sta che nei riguardi dell’istruzione vi sono state minori spese di investimento. Fino al 2008. E cosa c’è da aspettarsi per il dopo?

Con la manovra finanziaria dell’articolo 64 (legge 133/2008), si avrà una ulteriore riduzione in termini percentuali e assoluti della spesa per l’istruzione, a meno che a fronte di una minor spesa per l’istruzione della Amministrazione Pubblica centrale vi sia un aumento di spesa per l’istruzione da parte delle Amministrazioni locali.