Come ascoltare in modo più attento e disponibile i tuoi allievi
Per qualunque insegnante ascoltare e comprendere a fondo il punto di vista dei propri studenti è particolarmente importante per migliorare la comunicazione con loro e facilitare il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento.
Una delle competenze comunicative più importanti relative all’ascolto in ambito formativo consiste nel riconoscere ciò che lo studente dice, anche se non siamo d’accordo con lui, prima ancora di parlare della nostra esperienza o esprimere il nostro punto di vista.
Per poter infatti ottenere più attenzione da parte dei nostri studenti in situazioni tese, è necessario innanzitutto che prestiamo attenzione ai loro messaggi, riformulando a parole nostre ciò che abbiamo ascoltato (specialmente i loro sentimenti) prima ancora di esprimere i nostri bisogni o la nostra posizione.
Il tipo di ascolto che vi vorrei suggerire in questo articolo tiene distinti due elementi che spesso nella nostra comunicazione con gli altri tendiamo a confondere: riconoscere e approvare. Infatti riconoscere i pensieri ed i sentimenti di una persona NON significa approvare o essere d’accordo con le azioni dell’altro o il suo modo di percepire e di vivere le esperienze, né accettare di fare tutto ciò che ci viene chiesto di fare.
Ascoltare in modo disponibile è sempre un modo valido per far capire ai nostri studenti che ci stanno a cuore e che ci prendiamo cura di loro. I nostri allievi non si rendono conto automaticamente se e quanto li abbiamo capiti, ed è anche possibile che non possano o vogliano chiederci conferme. Specialmente quando una conversazione è tesa o difficile, è importante ascoltare e riconoscere quanto ci viene detto. Altrimenti, le possibilità di venire a nostra volta ascoltati da loro saranno molto basse.
Ascoltare i nostri studenti costituisce una premessa indispensabile per far sì che anche loro ci ascoltino.
Nel porci in relazione con gli allievi, è bene che evitiamo due diffusi ma terribili modelli di comunicazione:
1. difendere a tutti i costi la nostra “causa” come in un tribunale;
2. dibattere.
Nei tribunali e nei dibattiti, ciascuna delle parti cerca di far prevalere la propria opinione ed ascolta l’altra parte solo per dimostrare l’infondatezza del suo punto di vista. Ma siccome coloro che sono incaricati di argomentare o perorare una causa non devono raggiungere necessariamente un accordo o lavorare ad un progetto comune, non conta che il loro stile di conversazione sia positivo.
Ma la maggior parte di noi si trova in una situazione completamente differente. Noi infatti passiamo una parte considerevole della nostra vita cercando di collaborare con gli altri e di raggiungere degli accordi, per questo dobbiamo preoccuparci non di sconfiggerli, ma di coinvolgerli. Al lavoro (ma anche in famiglia) la persona che sconfiggiamo oggi potrebbe essere la persona con cui avremo bisogno di collaborare domani!
Quando siamo preoccupati per qualcosa e ne vogliamo parlare, la nostra capacità di ascoltare diminuisce sensibilmente. Per questo, farci capire da uno studente che sta tentando di esprimere dei sentimenti piuttosto forti lo spingerà ancor più a ricercare un riconoscimento delle sue emozioni. D’altro canto, quando sentiamo che il contenuto del nostro messaggio ed i nostri sentimenti sono stati ascoltati, cominciamo a rilassarci e siamo più disponibili ad ascoltare gli altri.
Come scrive Marhall Rosemberg nel suo libro Nonviolent Communication “studi relativi alle negoziazioni nel mondo del lavoro dimostrano che il tempo necessario a risolvere un conflitto si dimezza quando ciascun negoziatore ripete, prima di rispondere, ciò che il suo interlocutore ha detto”.
Ad esempio, durante un incontro di formazione, notiamo un partecipante che si agita e disturba gli altri. A questo punto ci potremmo esprimere così:
Vedo che ti senti molto agitato, Franco, e vorresti alzarti da quella sedia e muoverti. Ma è necessario che finiamo questa parte dell’esercizio prima della pausa, e per questo ti prego di rimanere calmo per qualche minuto.
E’ probabile che lo studente in questione sia più disposto ad ascoltarci rispetto al caso in cui avessimo detto invece:
Franco, per favore, mantieniti calmo!
Quello che manca in questa seconda versione è il riconoscimento dello stato fisico ed emotivo dello studente. E’ il riconoscere i pensieri ed i sentimenti dei nostri studenti che potenzia enormemente le nostre capacità si ascoltare e fa’ veramente la differenza nelle nostre relazioni con loro.
Giuseppe Falco è formatore ed autore di “Comunicazione Positiva”,
metodo completo per migliorare la comunicazione interpersonale
e raggiungere il successo nella propria vita affettiva e professionale (www.comunicazionepositiva.it).
Per ricevere gratuitamente la sua newsletter “Comunicazione Positiva”
inviare un’ e-mail in bianco a info@comunicazionepositiva.it
Solo gli utenti registrati possono commentare!
Effettua il Login o Registrati
oppure accedi via