Cobas della scuola. Sciopero della fame per i diritti sindacali

Ci avevano già provato l’anno scorso con un sciopero della fame messo in atto davanti al Ministero della Pubblica Istruzione ma avevano ottenuto solamente vaghe promesse; ci riprovano ora davanti alla sede dell’Unione (due dirigenti sindacali sono arrivati al 18.mo giorno di digiuno) per arrivare ad una risposta concreta e definitiva.

I Cobas della scuola protestano (e non da oggi, perché alcuni anni fa ci fu anche un ricorso, respinto, alla corte di Strasburgo) per ottenere la parità di diritti sindacali, negati dalle attuali disposizioni, soprattutto per quanto riguarda il diritto di assemblea.

Diritto di assemblea che, se in orario di servizio, è riconosciuto solamente ai cinque sindacati rappresentativi (Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda), mentre è consentito anche ai sindacati minori (meno del 5% di rappresentanza nazionale della categoria) solamente però fuori dall’orario di servizio (cioè in una ovvia situazione di scarsa o nulla presenza di insegnanti).

In alcuni territori i Cobas raggiungono discreti livelli di sindacalizzazione tra gli insegnanti, ma, anche in questi casi, per loro si applica il criterio di maggior rappresentatività definita a livello nazionale, cioè quel 5% che è appannaggio dei sindacati “maggiormente rappresentativi” che, oltre al pieno diritto di assemblea, detengono anche il diritto esclusivo di partecipare alla contrattazione sindacale.

Proprio in questi giorni i cinque sindacati rappresentativi hanno ottenuto l’autorizzazione ministeriale per tenere assemblee sindacali in orario di servizio per la presentazione alla categoria della loro piattaforma contrattuale. I Cobas invece, se lo vogliono fare, devono accontentarsi di indire assemblee fuori orario, che è come dire, per nessuno.

E lo sciopero della fame continua.