…che effetti avrebbe sulla sua riforma?

In privato, il ministro non può non pensare che il suo progetto di riforma in questo modo potrebbe tornare al punto di partenza. Quali sarebbero infatti le ricadute sull’attuale testo del disegno di legge Moratti, nel caso che il Titolo V – che prevede la competenza concorrente tra Stato e Regioni in materia di istruzione – fosse modificato in direzione della “devolution” verso la competenza esclusiva delle Regioni?
Diverse parti del disegno di legge – approvato in prima lettura al Senato dopo una “gestazione” di otto mesi – dovrebbero essere emendate o riscritte, a cominciare dalla riforma degli ordinamenti e dagli interventi connessi con la loro attuazione. Bisognerà probabilmente rivedere anche il capitolo dell’alternanza scuola-lavoro, e soprattutto quello del canale di formazione professionale, nonché la materia dei crediti scolastici, la definizione degli standard minimi e i passaggi tra i sistemi.
È vero che, stando a quanto detto dal ministro Bossi – e fortemente sottolineato dal vicepresidente Fini – resterebbe la competenza esclusiva dello Stato per la definizione delle norme generali e dei livelli essenziali di prestazione, ed è anche vero che il nuovo testo dell’art. 117 salvaguarderebbe l’autonomia delle istituzioni scolastiche e formative (la maggioranza ha accolto l’emendamento presentato in proposito dal diessino Bassanini), ma le parti del disegno di legge che, con riguardo al rapporto dello Stato con le Regioni, si limitano nell’attuale testo a parlare di semplice consultazione (“sentita” la Conferenza) dovrebbero essere riviste in direzione del “previo accordo con”.
In conclusione: la prima vittima della devoluzione sarebbe proprio la riforma della Moratti.