Carrozza: Investimenti veri e non

Se il primo obiettivo è indiscutibile, anche per l’effetto di volano sull’economia e sull’occupazione che avrebbe un grande piano di edilizia scolastica, il secondo va spiegato.

L’“esercito di nuovi insegnanti” il ministro lo intende come aggiuntivo alle attuali dotazioni organiche, o come sostitutivo di una parte di quelli attualmente in servizio? O si riferisce per esempio alla stabilizzazione dei precari?

Nel primo caso va considerato che il costo di tale “esercito” sarebbe difficilmente sostenibile nelle attuali condizioni della spesa pubblica italiana, e peraltro non c’è evidenza che l’aumento del numero di insegnanti a parità di studenti provocherebbe di per sé il miglioramento dei livelli di apprendimento e quindi della qualità del servizio scolastico. Non da solo.

Le variabili decisive in questo senso sembrano altre, dalla qualità (non dalla quantità) degli insegnanti all’organizzazione delle scuole, dalla disponibilità di laboratori e attrezzature ai modelli didattici, dalla (ri)motivazione di insegnanti e studenti alla maggiore flessibilità e personalizzazione degli itinerari di apprendimento, dalla formazione (obbligatoria) in servizio alla ricerca e alla ricerca-azione.

Queste sono, a nostro avviso, le voci per le quali dovrebbero essere prioritariamente utilizzate le eventuali maggiori disponibilità del Miur. Altrimenti non si tratterebbe di investimenti, ma si semplice spesa.