Carriera docenti addio: de profundis al Senato

Nel penultimo passaggio al Senato per la conversione del DL 36, le briciole residuali di carriera docenti ci avevano indotto a titolare la notizia con un mons parturiens. Infatti, rispetto a taluni emendamenti presentati da vari partiti (di destra in particolare) che ipotizzavano una vera carriera strutturata su tre livelli, un emendamento prevedeva invece come premio ai docenti che avevano partecipato alla formazione incentivata soltanto il passaggio anticipato alla posizione stipendiale successiva (gradone). Un po’ poco per una progressione stipendiale confermata per anzianità che consentiva soltanto una accelerazione. Parlare di carriera era fuori luogo, ma comunque quel simulacro era meglio di niente, perché riconosceva un principio. La montagna aveva partorito un topolino, dunque, ma aveva lasciato una speranza.

Ma ora è arrivato l’emendamento finale che ha cancellato quel simbolo di pseudo-carriera: non è previsto alcun passaggio anticipato di gradone, alcuna accelerazione della progressione di carriera. Solo un “una tantum”. Proprio come aveva previsto il Governo nel Decreto Legge, che il Parlamento non ha avuto la forza di cambiare. È previsto un una tantum da definire in sede contrattuale. Punto. Carriera addio.

Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera di oggi ha commentato gli emendamenti al DL 36 citando le analisi di Tuttoscuola sull’argomento, e, nel rilevare il passaggio: “Resta ferma la progressione salariale di anzianità», si pone questa domanda: “perché mai un giovane brillante, innamorato della scuola, disposto a fare sacrifici che altri non farebbero, dovrebbe sentirsi attratto da un ambiente del tutto disinteressato ad assumere chi di più studia, chi di più si aggiorna, chi di più approfondisce la conoscenza di lingue straniere se a quello Stato, a quell’ambiente, a quella scuola interessano solo singoli anonimi individui che non daranno mai una briciola in più di quanto viene loro chiesto? È questo il modo d’attirare talenti potenzialmente indispensabili spezzando finalmente quell’«egualitarismo assoluto che mette sullo stesso piano 800.000 professionisti» come fossero 800.000 robot azionati a manovella?”.

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